Cronaca / Lecco città
Domenica 07 Giugno 2015
Lecco: il futuro della Leuci
in uno striscione
Sulla ex palazzina uffici di via XI febbraio è comparso un annuncio: “Vendesi- Affitasi”
“Vendesi-Affittasi”. Per chi è in zona Meridiana-Caleotto è impossibile non vedere lo striscione di una decina di metri steso sulla facciata di quella che, una volta, era la palazzina uffici della Leuci.
In vendita o in affitto è la fabbrica di via XI febbraio. Sullo striscione c’è un numero di telefono (lo riportiamo: 342-0409952). Chiamiamo. Le notizie ricavate sono poche: la proprietà - il gruppo Relco di Buccinasco - è disponibile a valutare proposte di acquisto o affitto di tutta o una parte dell’area che si sviluppa su 19mila metri quadrati. Siamo interessati? - ci viene chiesto - Se sì, mandate una proposta scritta via e-mail ([email protected]).
Non siamo interessati a comperare o ad affittare lo storico stabilimento. Vorremmo sapere cosa ne sarà: è un’area centrale di Lecco, ospita una fabbrica che ha concorso a fare la storia industriale del territorio, gli ex dipendenti sono ancora impegnati a costruire un progetto per dare un futuro alla loro fabbrica. Quella della Leuci è un’area che il Pgt (il piano di governo del territorio) mantiene a destinazione produttiva: quindi chi dovesse comprare o affittare non può ricavarci case, ma deve portarvi un’attività produttiva o, al limite, del terziario. «È importante - sottolinea Wolfango Pirelli, segretario generale della Cgil - che la destinazione produttiva dell’area sia stata e sia confermata. Così rimane la possibilità di dare un futuro a questa fabbrica».
Il cancello che dà su via XI febbraio è chiuso, a toccarlo - sotto il sole di questi giorni - è caldo, come si scaldavano le lampadine ad incandescenza che da questo cancello sono uscite a milioni (nel 2003 ne furono prodotte 100 milioni). Appeso al cancello uno striscione “Leuci, cittadella della luce” che ne copre un altro: si riesce a intuire, più che leggere: “Assemblea permanente”. E sulla sinistra del cancello lo striscione, tante volte visto e ormai entrato nell’album delle lotte operaie lecchesi, “La Leuci non si tocca”. Sono frammenti che ricordano la battaglia - non ancora finita - degli ex (lo sono diventati il 29 gennaio 2014, quando ricevettero la lettera di licenziamento) dipendenti della Leuci che questo cancello hanno presidiato per più di un anno. E adesso? Maurizio Esposito, ex delegato, spiega: «Lo striscione non ci ha sorpreso: sapevamo che la proprietà era intenzionata a vendere, ora lo ha reso pubblico».
Per i lavoratori e il loro progetto cosa significa lo striscione che corre tra le cinque finestre della ex palazzina uffici? «Può essere - nota Esposito - un fatto positivo, perché chi si è detto interessato al nostro progetto o chi è intenzionato, o si è dichiarato pronto a entrare in via XI febbraio non ha più alibi. Non può più dire: “il piano della cittadella della luce mi piace ma non c’è la disponibilità dei proprietari dell’area”. Almeno questo alibi non c’è più. Noi continuiamo a crederci. E non appena sarà eletto il sindaco - continua l’ex delegato Leuci - vorremmo un incontro per chiedere venga confermata la destinazione produttiva dell’area e l’attenzione del Comune al nostro progetto. Chiederemo anche un incontro al nuovo presidente della Camera di commercio, visto che la ricerca di Aldo Bonomi sulle prospettive del Lecchese ha citato anche la nostra esperienza come traccia da seguire nel nuovo manufatturiero».
Come lavoratori riuniti in cooperativa potreste presentare una proposta di acquisto o affitto di una parte dell’area? «Potremmo essere interessati, ma ancora non ne abbiamo parlato in modo approfondito.Poi dipenderà molto dalle condizioni che ci verranno presentate. Non va dimenticato - continua Esposito - che quasi la metà degli ex dipendenti della Leuci ha ancora un vincolo con l’azienda perché non ha ancora ricevuto tutte le spettanze. Secondo il calendario preparato, in sede di accordo, da azienda e sindacati - ricorda Esposito - la liquidazione dei crediti vantati dai lavoratori si esaurirà alla fine di quest’anno».
Al momento della chiusura della fabbrica, in organico c’erano 86 persone.
Come riferisce Esposito, una quindicina ha trovato un lavoro, più o meno stabile , una decina è impegnata nei lavori socialmente utili. E tutti gli altri, siamo quindi nell’ordine delle sessanta persone, sono disoccupati in mobilità.
«Noi - conclude Esposito - continuiamo a credere nel progetto di rilancio della fabbrica, con la consapevolezza che la nostra è anche un’azione di pungolo verso le istituzioni ed i soggetti economici di quello che viene definito il sistema-Lecco».
© RIPRODUZIONE RISERVATA