Lecco, futuro da comaschi?
C'è chi medita la secessione

Delusi e amareggiati i sindaci lecchesi: temono pesanti disservizi. E i sei Comuni della Valle San Martino si incontreranno per fare il punto allo scopo di "emigrare" in provincia di Bergamo

LECCO - Tutti amareggiati e delusi, oltre che preoccupati: i sindaci temono il futuro da "comaschi", non tanto per il campanile, quanto per le conseguenze concrete che la fusione avrà per il territorio, e qualcuno già medita la secessione.
Furioso il primo cittadino leghista di Calolziocorte, Paolo Arrigoni:
«Secondo il decreto non sarà possibile mantenere operative le sedi distaccate, per cui sarà indispensabile, per qualsiasi procedimento, recarsi a Como: il territorio resterà gravemente impoverito già da gennaio, quando la giunta decadrà e resterà soltanto il presidente Nava a farsi carico di tutte le funzioni gestite finora dagli assessori. Mi chiedo cosa accadrà, ad esempio, al sottopasso di Sala e al secondo lotto della Lecco - Bergamo, ma anche a strade e scuole, senza fondi».
 "Fuga verso Bergamo": i sei Comuni della Valle San Martino si riuniranno nei prossimi giorni per decidere il da farsi.
Critico anche Riccardo Mariani, sindaco di Mandello del Lario. «Sarebbe stato meglio unire il manifatturiero di Lecco con il turistico di Sondrio: un abbinamento che avrebbe potuto produrre risultati interessanti. Invece, in questo modo si va a perdere un'istituzione che era davvero al servizio dei cittadini e che vantava una virtuosità di cui non si è voluto tenere conto». Scettico il sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi, secondo il quale c'è una responsabilità: quella della «Regione Lombardia, che non ha prodotto una proposta seria da inviare al Governo».
Duro  Andrea Robbiani, primo cittadino di Merate. «Sono molto preoccupato, perché questo decreto, che ha persino aspetti anticostituzionali come il secondo livello per la nomina del presidente delle nuove Province, sarà devastante per i nostri territori. Questa riforma è firmata da un Governo di incompetenti».

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