Cronaca / Circondario
Giovedì 03 Aprile 2014
Lecco: Fiskars accetta
la proposta dei lavoratori
La multinazionale ha ritirato le procedure di mobilità e avvia il ricorso agli ammortizzatori
Tolti i presidi alle portinerie degli stabilimenti: «Ci sono imprenditori pronti a subentrare»
E’ ufficiale, la Fiskars ritira la procedura di mobilità e accetta la proposta del sindacato di utilizzare gli ammortizzatori sociali per mantenere in azienda tutti i 74 dipendenti delle tre sedi italiane fino al 30 novembre prossimo.
La comunicazione ufficiale, firmata da sei maxi manager della casa madre finlandese, è arrivata ieri nel tardo pomeriggio e, come promesso dai lavoratori, le spedizioni sono state sbloccate, riportando la produzione industriale alla normalità. Si tratta, indubbiamente di una buona notizia per la forza lavoro, che fino all’altro ieri era pronta a doversi confrontare con i licenziamenti che sarebbero scattati a fine maggio per 58 persone, cioè per le tute blu di Casargo, impiegate nello stabilimento della Kaimano, e di Premana, addette alla Montana, nonché per i lavoratori del popolo logistico di Civate.
«Abbiamo sbloccato le portinerie e lasciato che i coltelli prodotti venissero consegnati ai clienti, per lo più alla grande distribuzione - spiega il sindacalista Rino Maisto - Questa è la prima buona notizia e nei prossimi giorni seguiranno una serie di incontri per definire la gestione degli ammortizzatori per i prossimi mesi», per lo più si utilizza il contratto di solidarietà, che è già stato sfruttato per i passati tre anni e mezzo.
Giovedì 17 le parti - sindacato e azienda - si incontreranno in Confindustria per definire la seconda parte della vertenza, che interessa il futuro dei tre stabilimenti.
Secondo il sindacalista da tempo Fiskars non nasconde un certo disinteresse per le attività italiane e da qui deriverebbe il piano di “smantellamento” delle attività produttive. Tuttavia il clamore e l’attenzione che è seguito all’annuncio della chiusura delle sedi valsassinesi, non solo ha riacceso l’interesse dei vertici finlandesi di Fiskars per quello che succede in Italia, ma ha anche attirato l’attenzione di nuovi imprenditori. «Se Fiskars ha intenzione di lasciare Montana e Kaimano, ci sono imprenditori pronti a subentrare - spiega il sindacalista - Ci sono già buoni contatti, dobbiamo solo riuscire a convincere l’azienda a non fare la mossa sbagliata, cioè tenersi il marchio Kaimano per strapparlo al made in Italy e portarlo in Cina, sostanzialmente delocalizzando la produzione».
Infatti, nel piano che inizialmente aveva presentato Fiskars si parlava della definitiva cessione della Montana e del trasferimento di Kaimano in Cina, dove i costi di produzione sono nettamente inferiori. «Ma anche la qualità dei prodotti è più bassa - ribatte Maisto - Inoltre questi due stabilimenti hanno al loro interno un elevato tasso di industrializzazione, alta tecnologia, qualità e competenza della manodopera. Andare in Cina a produrre sarebbe tutta un’altra cosa». Il sindacato ha intenzione di proporre all’azienda un progetto che prevede una forte riduzione dei costi, anche ricorrendo al prepensionamento di una ventina di dipendenti e spingendo su un progetto di intensificazione della produttività.
Un piano che, se non piacerà a Fiskars, interessa a altre aziende, disposte a investire, perché il marchio del coccodrillo fa gola.
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