Lecco è la capitale
dell'industria italiana

Lecco, una piccola Germania. E' la realtà disegnata dai numeri. Che dicono che in Italia il nostro territorio ha il più alto valore aggiunto industriale pro capite. In una classifica guidata da Wolfsburg Lecco è al 61° posto in Europa e ha un valore aggiunto industriale che è 2,3 volte la media Europea.

g.morassi

LECCO - Lecco, una piccola Germania. Non è una metafora giornalistica, è la realtà disegnata dai numeri. Che dicono che in Italia il nostro territorio ha il più alto valore aggiunto industriale pro capite. In una classifica guidata da Wolfsburg - il land della Volkswagen - Lecco è al 61° posto in Europa e ha un valore aggiunto industriale che è 2,3 volte la media Europea. In Italia, dietro a Lecco ci sono Modena (64 esima in Europa), Vicenza (67 esima) e Bergamo (68 esima). Se la Germania è la più grande ed efficiente fabbrica d'Europa, Lecco ne è una succursale che si compone di 4900 imprese manufatturiere con quasi 54 mila dipendenti. Una realtà che presidia da leader numerose nicchie di mercato, soprattutto nel metalmeccanico. Con la capacità del fare e grazie al "problem solving" tipico dei tecnici lecchesi, l'industria del nostro territorio ha agganciato prima e meglio di altre la ripresa che si è manifestatata sui mercati esteri. Non per niente Lecco esporta il 32% del Pil, contro una media nazionale che si ferma al 21%. E negli ultimi anni, nel territorio si sono consolidate imprese di media dimensione con presenze stabili all'estero, anche con una parziale de-localizzazione produttiva. Sono queste le imprese del quarto capitalismo, nate come realtà familiari e negli anni cresciute grazie alle capacità degli imprenditori e ad una filosofia che si può riassumere nel motto "famiglia povera, azienda ricca". Ovvero - senza esagerare il concetto - sono realtà nelle quali gli imprenditori hanno continuato ad investire quasi tutti gli utili d'esercizio. Sono investimenti che hanno migliorato e innovato prodotti e processi. Così, passo dopo passo, queste aziende sono cresciute alcune anche con acquisizioni (in gergo tecnico, si dice: per linee esterne) fino a diventare leader mondiali. E la loro importanza va oltre il cancello della fabbrica. Perché queste medie aziende fanno da traino a tante altre realtà imprenditoriali di minore dimensione che lavorano come sub-fornitrici e che per spirito d'imitazione "imparano" modelli produttivi e gestionali. Inoltre, in questi anni, l'imprenditoria lecchese ha avuto il coraggio di esplorare nuovi mercati e di puntare su diversificazioni produttive nel tentativo di anticipare la domanda del mercato globale. Queste realtà eccellenti hanno vinto e continuano a vincere tante sfide dentro alle fabbriche, ma continuano ad essere penalizzate dal sistema: ritardi infrastrutturali, burocrazia lenta e inefficente, fisco che è a livelli vessatori.

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Venerdì 10 Giugno 2011

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