Cronaca / Lecco città
Domenica 10 Gennaio 2016
Lecco. È ripresa?
Torna la voglia d’impresa
Tra brindisi e feste in questi primi giorni dell’anno nel Lecchese sono state costituite cinque aziende
Vico Valassi (Camera commercio): «Il terziario non crea molta occupazione, di contro c’è l’edilizia che è ferma»
L’imprenditorialità lecchese inizia il 2016 con il turbo. Nei primissimi giorni di questo nuovo anno, nella nostra provincia sono già nate cinque nuove realtà economiche. Il dato è sicuramente positivo, anche se si presta a più chiavi di lettura, relative in particolare alla effettiva ricaduta occupazionale, come rileva anche il presidente della Camera di commercio, Vico Valassi.
Nel complesso – in base all’analisi effettuata dall’ente camerale milanese -, a livello regionale sono circa una sessantina le imprese che dallo scorso 1 gennaio a venerdì hanno preso il via. I numeri lecchesi, in questo contesto, sono importanti, considerato che tre quarti del totale se ne va tra Milano, Bergamo e Brescia (45 su 61) . Con le nostre 5 imprese, siamo uno dei territori che hanno iniziato l’anno nel modo più vivace.
Se negli altri territori l’oggetto d’impresa è variegato – in forza anche della numerosità delle nuove aziende, riferendoci in particolare alle tre Province-traino -, nel Lecchese ci si concentra in modo prevalente sul terziario, visto che oltre a un’attività cartotecnica si contano consulenze e vendite immobiliari.
«Di primo acchito sono propenso a evidenziare la positività di questo dato, anche se le cifre vanno sempre lette in profondità – ha commentato il presidente dell’ente camerale lecchese -. Si tratta infatti di attività che operano nel terziario e a livello occupazionale non credo che possano incidere in modo sostanziale sul nostro territorio. E comunque, sarebbe interessante conoscerne la genesi».
Il riferimento è subito spiegato con un esempio da Valassi. «Se a fondare una delle società di consulenza è stato un ingegnere che per vent’anni ha lavorato alla Carsana Pietro (la storica impresa edile lecchese in procedura conciorsuale, ndr.) e che si è trovato senza un posto di lavoro, questa apertura, comunque positiva, andrebbe letta diversamente».
Il nodo, aggiunge, è quello occupazionale. «è da cogliere con favore il dato di persone che creano un’attività e portano un certo tipo di ricchezza all’economia, ma l’elemento che può far cambiare l’orientamento del mercato del lavoro sono le imprese che investono nel manifatturiero e nei settori nei quali si può creare occupazione».
Tirando le somme, dunque, il bilancio, per quanto prematuro, è positivo, ma non del tutto. «Registrare vivacità in un ambito in cui ormai da troppo tempo si contano solo chiusure non può che essere visto favorevolmente. Ma il cambio di marcia, nel mio settore, non è ancora arrivato: nell’edilizia non si muove proprio niente.
E le difficoltà a gestire i lavori aumentano a causa della burocrazia, con regole che si sovrappongono le une alle altre e appesantiscono ogni iter, dilatando all’infinito i tempi».
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