Cronaca / Lecco città
Lunedì 24 Ottobre 2016
Lecco. Donne lavoratrici
Sono ancora poche (41%)
Secondo la Cisl va peggio dell’anno scorso, confermata la scarsa presenza ai vertici delle imprese e la minor incidenza rispetto agli uomini nelle fabbriche
È ancora troppo bassa in provincia la presenza delle donne al lavoro (41,33% del totale nel 2015) e fra quelle che hanno un’occupazione restano ancora troppo diffuse le mansioni marginali, soprattutto in alcune categorie del commercio e delle cooperative.
Nei dati forniti dalla Cisl (base dati dell’ente provinciale) su 147.100 lavoratori e lavoratrici che risultavano impiegati a fine 2015 le donne erano 60.800, una quota (41,33%) decisamente minoritaria sugli uomini e in calo rispetto al 2013 (41,67%) e al 2014 (42,11%).
Le donne in cerca di occupazione l’anno scorso erano 5.149 contro 4.541 uomini, pari al 53,13% del totale di chi cerca lavoro (9.690 persone). La quota di donne in cerca di lavoro a fine 2015 è la più alta degli ultimi 4 anni, un dato che fa i conti con un tasso di disoccupazione femminile al 6,69% (2015) contro il 5,69 maschile. E’ la percentuale più bassa dal 2012, ma la disoccupazione delle donne resta comunque di un punto superiore a quella degli uomini.
E anche il dato più recente (primo trimestre 2016) delle donne avviate al lavoro è peggiorativo: sono state 2.999 nel trimestre, contro le 3.268 del primo trimestre 2015. Evidente, in proposito, anche fra le assunzioni femminili il venir pesantemente meno della quantità di sgravi voluta dalla riforma del lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato. Se raffrontati con gli avviamenti maschili nello stesso periodo (4.051) vediamo che quelli femminili sono il 42,5% del totale.
A calare nel 2016 è il numero di donne in liste di mobilità. A fine agosto erano 103 su un totale di 426, pari al 24,17%. Il picco più alto (37,62%) era del 2013 e, in valori assoluti, del 2014 (371 donne). Alta, nel 2015, la quantità di donne licenziate nelle più grandi aziende lecchesi: 363, pari al 36,11%.
“Aspettiamo fine anno per una valutazione complessiva del dato sulla mobilità femminile – afferma la segretaria generale della Cisl Monza e Lecco Rita Pavan -. Tuttavia il calo del 2016 ha una spiegazione: negli anni più forti della crisi i licenziamenti hanno colpito prevalentemente le professionalità più basse e più ’povere’, che vedono le donne in maggioranza”.
Il quadro generale mostra come, “nonostante il tasso di scolarità delle donne sia pari se non più elevato di quello degli uomini – spiega la Pavan – le donne continuano ad avere più problemi nel mercato del lavoro”.
Va così per una serie di ragioni. Primo, va così in tutt’Italia e Lecco non fa eccezione, anche se la crisi e il bisogno di reddito delle famiglie in questi anni a Lecco hanno incrementato la presenza femminile al lavoro. Secondo, “persiste – spiega la Pavan – una segregazione del lavoro femminile visto che, nonostante molti passi in avanti, le donne sono più presenti in alcuni settori e quasi assenti in altri, e sono poco presenti ai vertici d’impresa. La segregazione persiste anche nell’industria dove, per l’ormai basso carico fisico della maggior parte dei lavori, ciò non si giustifica più”.
E poi ci sono le discriminazioni indirette, quelle più difficili da risolvere, anche se tuttavia non mancano a Lecco imprese che hanno capito che valorizzare la presenza femminile conviene anche a loro.
Per uscirne, spiega Pavan, servono “più politiche di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di cura della famiglia, da realizzare aumentando i servizi per le lavoratrici. Serve anche far crescere il welfare aziendale e riuscire a strappare nella contrattazione orari di lavoro più flessibili”.
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