Editoriali / Lecco città
Venerdì 21 Giugno 2013
Lecco: donne al comando
I profitti migliorano del 18%
Giulia Bolzonello, Marina Azzola e Caterina Ingarozza sono le tre vincitrici dell’edizione 2013 (bando 2012) del “Premio tesi di laurea sull’imprenditoria femminile” promosso dalla Camera di commercio di Lecco.
Un premio, quello di quest’anno, che ha avuto una dedica d’eccezione a Maria Grazia Beri, imprenditrice lecchese scomparsa due anni fa.
Imprese familiari
Premiate per la qualità delle loro tesi, analizzate insieme agli altri lavori da una commissione guidata da Paola Maggi, le tre vincitrici: il primo premio è andato a Bolzonello, trevigiana con laurea in Bocconi, per la tesi “Gender diversity e massa critica nei Cda: una ricerca sulle aziende famigliari italiane”.
Secondo premio ad Azzola, di Nembro (Bg), con laurea specialistica in “Management, Finanza e International Business” all’università di Bergamo con tesi su “Il successo delle Pmi femminili. Il caso della Lombardia”. Terza premiata è stata Ingarozza, neolaureata cosentina con laurea magistrale in Discipline economiche all’università degli Studi della Calabria con tesi sull’imprenditoria femminile.
La premiazione è stata occasione di confronto nel convegno, che ha preceduto la cerimonia di consegna dei premi, su “Le aziende famigliari femminili” organizzato dal Comitato per l’imprenditoria femminile dell’ente camerale, un incontro che ha lasciato spazio alle tre storie d’impresa al femminile (Oasa Spa di Lecco, MinaDesign srl di Milano, Icma srl di Mandello).
L’incontro lecchese sottolinea l’attualità di un tema in questi giorni evidenziato anche dalla pubblicazione di una ricerca dell’università Bocconi, curata da Alessandro Minichilli e Mario Daniele Amore con Orsola garofalo, di prossima pubblicazione in Management science e secondo la quale con «almeno due donne al vertice i profitti aziendali aumentano fino al 18%». Meglio, dunque, se l’amministratore delegato è donna, con l’aggiunta di altre donne in consiglio di amministrazione, perchè – spiega l’indagine - «quando un’amministratrice delegata può interagire con altre donne nel cda, si crea un’alchimia che porta a incrementi dei profitti».
Due le possibili spiegazioni: «Primo, la presenza di consiglieri donne può far crescere l’autostima delle amministratrici delegate, in un ambito come quello della leadership aziendale, che è considerato maschile. Secondo, la cultura aziendale più attenta alle specificità femminili che deriva da una maggiore presenza delle donne nel cda può incoraggiare la cooperazione e lo scambio di informazioni al più alto livello, migliorando così la qualità della consulenza fornita dal consiglio di amministrazione».
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