Lecco: con la crisi
sfratti in aumento

Nel 2010 le richieste di sfratto nei confronti di inquilini morosi sono state 600. E il primo effetto del 2011 è che tante di quelle richieste presentate al giudice stanno passando dalla prima alla seconda udienza facendo diventare lo sfratto esecutivo: da inizio anno sono 50 le famiglie obbligate a lasciare la casa.

g.morassi

LECCO - Nel 2010 le richieste di sfratto presentate dai proprietari di abitazioni nei confronti di inquilini morosi o poco puntuali nel pagamento degli affitti, sono state 600. E il primo effetto del 2011 è che tante di quelle richieste presentate al giudice stanno passando dalla prima alla seconda udienza facendo diventare lo sfratto esecutivo. Il risultato è che i primi inquilini poco ligi al pagamento dell'affitto si stanno ritrovando senza un tetto sopra la testa. Già cinquanta persone sono in cerca di una soluzione collimante con il loro scarno conto in banca. Tutte le settimane il tribunale di Lecco riserva la mattinata del mercoledì alle pratiche relative allo sfratto: "La scorsa settimana - spiega Giacomo Emanuele del Sunia - le persone in attesa, sedute nell'aula del Tribunale, per affrontare un processo di sfratto esecutivo erano sedici e dall'inizio dell'anno sono già quasi una cinquantina coloro che hanno ricevuto uno sfratto esecutivo. Si stima che le persone che nel corso di quest'anno rischiano di perdere la casa in cui vivono in provincia saranno una sessantina al mese, vale a dire 720 famiglie che nel corso del 2011 si ritroveranno per strada. E questi sono solo i casi presentati in seconda udienza, ai quali ne vanno aggiunti di nuovi. Infatti altre situazioni di difficoltà si stanno affacciando e sommando a quelle già emerse nel 2010 perché la crisi economica non si è arrestata. Molti che erano in cassa integrazione sono ora in mobilità e quindi vivono con un assegno di ammortizzatore sociale di circa 600 euro mensile, una cifra spesso insufficiente per sostenere il costo di un'abitazione in affitto. Inoltre, alcune aziende hanno avviato percorsi di taglio del personale e ridotto ulteriormente l'organico, con l'aumento del livello di disoccupazione".
Le persone sfrattate sono italiane nel 60% dei casi, il restante 40% sono persone extracomunitarie. Molti sono disoccupati che nel periodo precrisi lavoravano con una certa continuità con contratti a termine.

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Lunedì 28 Febbraio 2011

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