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Lunedì 03 Ottobre 2011
Lecco: con la crisi
le aziende si restringono
Negli ultimi due anni a Lecco è cresciuto il numero di aziende che fattura meno di 250mila euro, mentre è sceso quello (già basso) di chi fattura sopra i 50 milioni. Fra le piccole imprese a fatturare sotto i 250mila euro oggi a Lecco sono 1.726 imprese (su 24.565 attive), cioè il 39% delle società di capitali e cooperative con obbligo di deposito del bilancio.
LECCO - Negli ultimi due anni a Lecco è cresciuto il numero di aziende che fattura meno di 250mila euro, mentre è sceso quello (già basso) di chi fattura sopra i 50 milioni.
Fra le imprese "proletarie", come le definisce la Camera di commercio di Monza e Brianza che ha fornito i dati per tutte le province lombarde, a fatturare sotto i 250mila euro oggi a Lecco sono 1.726 imprese (su 24.565 attive), cioè il 39% delle società di capitali e cooperative con obbligo di deposito del bilancio; erano il 36,2% nel 2009 e la crescita del 2,9% è vista come evidenza del fatto che con la crisi anche le imprese più robuste e strutturate si sono impoverite.
Di incidenza molto bassa, pari solo allo 0,59% delle imprese con obbligo di deposito di bilancio, è la presenza a Lecco, ma anche nelle altre province lombarde, delle aziende sopra i 50 milioni; oggi sono 26, ma anche qui qualcosa sta cambiando dato che negli ultimi due anni sono un po' scese (-0,20%, contro la media regionale del -0,23%).
A risentire di una crisi che non passa non sono più dunque solo le imprese individuali o quelle del comparto artigiano, visto che in tutta la regione sono ormai novemila le aziende "proletarie" in più, un dato che porta a quota 75mila in Lombardia il numero di società di capitale o di cooperative collocate nella fascia più bassa di fatturato.
«L'analisi generale - dice il presidente di Confindustria Lecco Giovanni Maggi - sta in quello che è oggi la nostra economia. Non c'è ripresa né crescita, e tutto il nostro sistema ne risente, a cominciare dalla paura, fra le nostre imprese, che i tassi delle banche aumentino. C'è un problema collegato al credito che serve per finanziare le imprese».
A pesare su tutta la situazione - aggiunge - «c'è la credibilità negativa di un sistema Paese, ed è evidente che se perdiamo credibilità all'estero mettiamo in difficoltà il nostro sistema economico impegnato sui mercati internazionali. Ciò che è urgente ora per le imprese è sentire di avere un sistema che decida di spingere sulla crescita, agendo velocemente a cominciare dalle necessarie riforme per ridare slancio all'economia».
Se ad incidere sull'andamento dei fatturati - spiega Mauro Gattinoni, neo-direttore dell'Api provinciale - c'è stata senza dubbio la forte oscillazione dei costi delle materie prime, a tre anni dalla crisi «sarebbe certo interessante capire la linea degli utili. La nostra percezione - dice - è che le aziende sono molto tese sui margini operativi, a causa dell'andamento economico generale a anche per la difficoltà di ottenere i pagamenti».
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