Editoriali / Lecco città
Mercoledì 11 Dicembre 2013
Lecco, «Con Renzi in 8.600
Noi, sindacato, siamo centomila»
Wolfango Pirelli, segretario Camera del lavoro schiera le truppe. Lo scontro è ancora confronto, per il momento. «Ma se lui pensa a un sindacato da disinnescare...»
Il minuetto diplomatico prescrive che sì, la Cgil è ben disposta a riconoscere a Renzi più di qualche ragione: «Dobbiamo rappresentare fasce di lavoratori che adesso sono lasciati allo sbaraglio, dobbiamo dare una copertura sindacale ai precari», ammette volentieri il segretario della Camera del Lavoro lecchese, Wolfango Pirelli.
E al messaggio di cambiamento inviato dal neosegretario del Pd, la Cgil risponde con un piano dettagliato di supersindacalizzazione per regolamentare anche il mondo del lavoro non garantito.
Ma la danza compiacente finisce qui quando gli si fa osservare che forse Renzi pensa a un’altra cosa: rottamare un’organizzazione che a suo dire ha fatto il suo tempo e rappresenta un passato estinto. Meno sindacato, invece che più sindacato. Pirelli allora sbotta: «Certo, lui ha in mente la deregolamentazione del mondo del lavoro e un sindacato che non sa di un cavolo. L’inutilità del sindacato, certo».
Gratta gratta, ma neanche tanto, sotto una collaudata dialettica da trattativa sindacale cova uno scontro pronto ad esplodere. Anche se Pirelli lo chiama ancora «confronto» con il Pd che «come partito fondamentale del centrosinistra deve continuare a occuparsi del mondo del lavoro».
Fuori dal sindacalese e dal politichese, l’avvertimento è: «Non la vedo così facile affrontare sbrigativamente i problemi dell’occupazione». Insomma occhio, anche perché come a questo punto il segretario lecchese della Cgil ci tiene a rilevare, «nemmeno Renzi può pensare che tutto il Pd sia riconducibile al suo punto di vista».
Stiamo a Lecco e alla nostra realtà (post?)industriale. I numeri parlano da soli, secondo Pirelli, e dicono che il battagliero, riformista e poco di sinistra segretario del Pd deve muoversi con cautela se non vuole naufragare: «Tra Cgil, Cisl e Uil contiamo centomila iscritti su 320 mila abitanti, bambini compresi, e scusate se è poco. Quanti lecchesi sono andati a votare alle primarie domenica? Tredicimila persone? E di queste 8.500 hanno scelto Renzi?Attenzione, un conto è il partito e un conto sono gli elettori: una fetta significativa di cittadini, certo, soprattutto dal punto di vista politico.Una parte a cui guardiamo con interesse perché il Pd per noi è un punto di riferimento fondamentale». Però. «Però qui gli iscritti alla Cgil Renzi lo hanno votato in percentuale irrisoria. Con qualcuno di loro ho parlato: mi hanno detto che si trattava di una scelta politica per mandare a casa la vecchia classe dirigente del partito. Su tutto il resto si apre la discussione, pronti a misurarci».
Altro che meno sindacato, più sindacato, ribatte Pirelli, che spiega: «Se la richiesta è per un sindacato che allarghi la rappresentanza ai nuovi lavoratori, eccoci, siamo pronti. Vero che era più facile organizzare quando i contratti erano tutti a tempo indeterminato e quando i luoghi di lavoro erano posti fisici come le aziende, le fabbriche. Tutto è più difficile con la precarizzazione. Pensare che in un territorio come il nostro una volta i precari non esistevano perché i lavoratori se li rubavano tra loro le imprese: erano una ricchezza di competenze e capacità; la frammentazione non pagava».
Ma questo modello ormai è tramontato, non è forse anche questo quello che vi manda dire il sindaco di Firenze? «Non crediamo affatto che sia tramontato, non pensiamo che si vada verso la precarizzazione permanente, specialmente in un tessuto produttivo come il nostro. Con la ripresa, le professionalità torneranno a essere preziosissime e i lavoratori torneranno a essere dentro i destini delle aziende, un valore irrinunciabile».
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