Cronaca / Lecco città
Martedì 09 Marzo 2021
Lecco. «Con il Covid più disoccupate
Una su cinque non studia e non lavora»
La crisi causata dalla pandemia ha colpito soprattutto l’occupazione femminile - Il sindacato segnala il divario di genere che resiste nei livelli retributivi a parità di mansione
Una pista di atletica (nella fattispecie quella del centro sportivo del Bione); tre uomini e tre donne con un profilo professionale omogeneo ai nastri di partenza; gli impegni familiari distribuiti solo sulle piste femminili a rappresentare ostacoli che fanno restare indietro solo le atlete.
È una metafora sportiva quella scelta dai sindacati per rilanciare la necessità di colmare il gender gap sul posto di lavoro, in occasione della giornata internazionale per i diritti della donna, celebrata con un video estremamente significativo (https://www.youtube.com/watch?v=kZEncCboxLI).
«Questo video rappresenta il mercato del lavoro e la carriera delle donne, alle prese con mille ostacoli mentre le corsie degli uomini restano libere – ha esordito Francesca Seghezzi, della segreteria della Cgil Lecco -. Penso alla cura di famiglia e anziani, ma anche al gender pay gap per cui le retribuzioni degli uomini sono sempre più alte anche a parità di mansione e qualifica. Ma c’è anche un tema preoccupante: anche la nostra provincia è in emergenza, per quanto riguarda l’occupazione femminile». La disoccupazione “in rosa” è quasi raddoppiata, passando dal 4,6% del 2018 all’8,7% del 2020, balzando sopra la media europea mentre quella maschile è rimasta allineata.
Anche la quota di neet merita attenzione, considerato che si è saliti dal 15 al 20%, per cui una donna su 5, tra quelle prive di un lavoro, non è inserita in profili professionalizzanti e nemmeno è alla ricerca. «Le donne, in queste condizioni, hanno scarsa autonomia economica e questo significa che si dipende dal compagno e dalla famiglia, con conseguenti difficoltà nell’intraprendere un discorso di denuncia in caso di violenza o abuso».
Serve dunque conciliare lavoro e famiglia per vivere meglio, come ha aggiunto Marilisa Rotasperti, dell’esecutivo Uil del Lario. «Per questo, i sindacati hanno avviato un progetto specifico al tavolo di conciliazione attivo in seno all’Ats. Il mese scorso sono partiti gli sportelli di conciliazione in cinque sedi sindacali. Qui, i nostri operatori rispondono ai quesiti e indirizzano i lavoratori ai servizi attivi in materia. La cura della famiglia pesa sulle spalle soprattutto delle donne e questo impedisce loro di svolgere carriere qualificate: serve un salto culturale, da attuare anche attraverso interventi mirati del legislatore».
Annalisa Caronna (Cisl Mbl) si è invece soffermata sul tema della parità retributiva. «Quello della differenza salariale è un tema molto delicato, che ha anche procurato al nostro Paese critiche da parte della Commissione europea. Il problema è legato all’assenza di parametri che consentano di verificare che a parità di mansione corrisponda un pari salario. Ma in Italia la situazione è molto complessa anche per l’ingresso nel mondo del lavoro, da parte delle donne, che restano occupate in modo prevalente nei settori con minore reddito come commercio e terziario in generale».
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