Lecco. Comprare casa?
Servono sei anni di stipendio
Nel 2005, anno del picco, ne servivano dieci, diminuito soprattutto il valore degli immobili usati. Il calo dei tassi di interesse ha prodotto ulteriori ribassi
Fino a poco più di una decina di anni fa, nel 2005, comprare casa impegnava dieci annualità di stipendio, ora bastano sei anni e tre mesi.
Ciò secondo l’ufficio studi della rete immobiliare Tecnocasa, che sull’argomento ha realizzato una ricerca basata sul prezzo al metro quadro di un appartamento medio usato di 85 metri quadrati e degli stipendi contrattuali per i lavoratori dipendenti su dati Istat, con l’esclusione dei dirigenti e al lordo di tasse e trattenute previdenziali.
Certo il tempo di lavoro stimato per assicurarsi un tetto sembra relativamente corto, ma il calcolo si basa sull’ipotesi di un reddito interamente destinato all’acquisto dell’abitazione.
In pratica, basterebbero sei anni se in quel periodo fosse possibile rinunciare completamente a ogni tipo di consumo.
Più che del tempo di lavoro che nei fatti si impiega per comprare una casa, l’indagine indica come negli ultimi anni siano calati i prezzi dai picchi del 2005, quando in pratica il mercato non faceva differenza fra il valore dell’usato e quello delle nuove case, senza che ciò tuttavia serva oggi a ridare slancio a un mercato che a Lecco, ci dicono costruttori e immobiliaristi, è ancora fermo sull’onda lunga della crisi economica.
Inoltre il dato è anche indicativo di come, almeno in parte, siano aumentate le retribuzioni medie. Gli anni di lavoro necessari a comprar casa, in una media nazionale sulle principali province, passano dai 10 del 2005 ai 10 e due mesi del 2006 e 2007, per poi scendere gradualmente fino al dato attuale riferito al primo semestre 2016.
«Senza dubbio – commenta il presidente di Ance Lecco e Sondrio, Sergio Piazza – dal 2005 ad oggi i prezzi delle case sono scesi, soprattutto nell’usato ma in una certa parte anche nel nuovo. Consideriamo inoltre che nella cifra finale va messo anche il costo del mutuo, che oggi si basa su tassi di interesse di 3-3,5 punti in meno rispetto a undici anni fa».
Quaranta per cento in meno
Per Piazza è dunque verosimile che il tempo di lavoro da destinare all’acquisto di una casa sia calato di oltre il 40%, ma tutto ciò, sottolinea, non smuove il mercato, «perché non c’è ancora il clima di fiducia che possa spingere verso l’acquisto più importante. E ciò anche se nei fatti ora le banche sono senza dubbio più disponibili a concedere mutui, che però non vengono richiesti. Le statistiche sui mutui danno dati in crescita, ma si tratta in gran parte di surroghe, frutto della concorrenza che si stanno facendo le banche per accaparrarsi i clienti».
Ad essere fermo è il mercato della prima casa ma anche quello di chi investe per mettere a reddito l’immobile, contando sulla possibilità che prima o poi il mattone torni a recuperare valore.
«Resto convinto – afferma Piazza – che nonostante tutto investire nel mattone sia ancora la scelta migliore in sé ma anche in relazione a come sta andando il mercato degli investimento più tradizionali, quelli in titoli di Stato oggi a zero nei rendimenti. Così come la rendita è a zero per chi decide di lasciare i propri soldi depositati in banca. Un certo target che ha liquidità per acquistare e mettere a reddito può contare su una resa netta intorno al 4-5%, difficile oggi da ottenere stando su un profilo di rischio medio basso».
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