Lecco: come ridurre
l'impatto delle cave

Basta con gli scempi ambientali, bisogna lavorare per cave ecosostenibili con tecniche di coltivazione e metodi di recupero ambientale. E' stato questo il tema del convegno “Cave & recupero: la filiera virtuosa e sostenibile” che si è tenuto all'Ance.

g.morassi

LECCO - Basta con gli scempi ambientali, anche gli imprenditori edili dicono sì alla cava ecosostenibile che prevede tecniche di coltivazione e metodi di recupero ambientale. "L'estrazione di materie prime dalle cave continua a essere un'attività indispensabile per il mantenimento del nostro equilibrio socio-economico, ma serve maggiore attenzione al recupero delle aree di estrazione", così l'assessore all'Ambiente della Provincia di Lecco, Carlo Signorelli, ha introdotto il convegno dal titolo “Cave & recupero: la filiera virtuosa e sostenibile”, che si è tenuto all'Ance. Il convegno fa parte degli incontri di approfondimento della mostra “Scopri il Tuo territorio”, promossa dall'assessorato al Territorio della Provincia di Lecco, dall'ordine degli architetti di Lecco e da Ance Lecco, che proprio ha toccato i .2500 visitatori. Ma come dovrebbe essere una cava eco compatibile? La cava di Valle Oscura in comune di Galbiate ne è un esempio: "Qui la terra è stata riportata sui gradoni della cava – continua Signorelli -, offrendo un impatto visivo migliore dei fronti alti e verticali. Partendo dagli esempi virtuosi si imposterà il nuovo Piano cave in fase di realizzazione". Affermazioni che sono state condivise dal presidente di Ance, Mario Sangiorgio: "Serve sostenibilità e cultura ambientale, ma senza ghiaia, sabbia, pietre, come è possibile pensare di produrre cemento, calcestruzzo e asfalto per realizzare case, strade, edifici, opere civili e industriali di cui, in ogni caso, la stessa società fa richiesta alle nostre imprese?". Di qui l'auspicio che il nuovo Piano Cave provinciale sappia trovare un corretto equilibrio "per assicurare autosufficienza al territorio e alle sue esigenze, secondo un principio “a km zero”: perché il trasporto di materia prima da altre province vorrebbe dire altri problemi economici, ambientali e sociali, con un impatto negativo per il traffico viabilistico interprovinciale già inadeguato".
Sangiorgio ha anche suggerito la possibilità di usare le terre e le rocce estratte dai cantieri edili per rispondere alla necessità di recupero delle aree di estrazione: "Come è avvenuto per il recupero della cava Combi di Ballabio: un'area degradata e abbandonata dopo l'attività di scavo, bonificata e recuperata grazie allo riempimento di terre e rocce da scavo che ha visto la nostra Associazione impegnata direttamente. Oggi quest'area è tornata a essere fruibile dalla comunità locale".

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Lunedì 23 Maggio 2011

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