Cronaca / Lecco città
Sabato 24 Giugno 2017
Lecco, la Cassazione su Palermo
Ci fu un’associazione mafiosa?
La Suprema Corte riapre i giochi: accolto parzialmente il ricorso dell’accusa, si torna in Corte d’Appello a Milano - I giudici hanno annullato la sentenza del processo. Va ridiscussa «la qualificazione del reato associativo»
Era una delle possibilità, ma proprio quella che gli avvocati difensori maggiormente temevano.
Non è ancora finita, per Ernesto Palermo, Alessandro Nania e Claudio Bongarzone, imputati nel processo Metastasi, quello che si è celebrato con il rito abbreviato a Milano davanti al giudice dell’udienza preliminare Roberto Arnaldi il 17 aprile 2015.
Condannati rispettivamente a 6 anni e 8 mesi, 4 anni e 6 mesi e 3 anni e 4 mesi per una serie di reati “fine”, commessi in associazione tra loro, un reato associativo non gravato dalla finalità mafiosa, ieri è arrivata la “scoppola” della Corte di Cassazione.
I giudici romani, rigettati i ricorsi delle difese perchè ritenuti inammissibili, hanno infatti accolto parzialmente il ricorso del procuratore generale, annullando con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello di Milano la sentenza confermata un anno fa «limitatamente alla qualificazione del reato associativo».
Torna dunque in pista la contestazione prevista dall’articolo 416 bis del Codice penale, ossia l’associazione per delinquere di stampo mafioso, già riconosciuta da due sentenze ad alcuni coimputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario: si tratta nello specifico di Mario Trovato, Antonello Redaelli, Antonino Romeo e Massimo Nasatti, che in Appello, giusto poche settimane fa, hanno visto la riconferma del reato associativo di stampo mafioso e un “rincaro” delle pene.
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