
Lecco, cardiochirurgia
La mortalità è bassissima
E' risultata pari all'1,8%, una percentuale decisamente più bassa rispetto a quanto previsto a livello internazionale ovvero secondo Euroscore, l'indice più utilizzato, attestato all'8,36%.
È il bilancio di questa specialità, per la quale i cittadini lecchesi hanno a lungo battagliato (memorabile la petizione di qualche anno fa per avere la cardiochirurgia a Lecco) e che ora si rivela vincente.
A dirlo i numeri e, soprattutto, il fatto che un quarto dei pazienti viene da fuori provincia e scegli di farsi operare a Lecco anziché a Milano.
«In questi giorni - fa sapere il primario della Cardiochirurgia e capo del dipartimento cardiovascolare, Amando Gamba - a distanza di due anni e sei mesi dall'avvio dell'attività, abbiamo superato il traguardo dei 1.160 interventi realizzat».
In costante ascesa i numeri: 391 gli interventi nel 2010, 461 nel 2011 , con un ulteriore incremento nei primi sei mesi del 2012. Complessivamente sono il 24% i malati che provengono da fuori provincia di Lecco e che scelgono la cardiochirurgia del Manzoni: fra di essi, il 14% risulta residente in provincia di Sondrio.
Nel periodo di oltre due anni, la mortalità a 30 giorni dal ricovero ospedaliero (ossia, l'indicatore utilizzato dall'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) è risultata pari all'1,8%, una percentuale decisamente più bassa rispetto a quanto previsto a livello internazionale ovvero secondo Euroscore, l'indice più utilizzato, attestato all'8,36 %.
Più in dettaglio, la mortalità per tipologia di intervento realizzato segnala dati estremamente bassi. Ad esempio, sui 491 pazienti operati alle coronarie, si è registrato soltanto l'1% di mortalità; sui 283 malati operati alle valvole cardiache lo 0,7%; sui 137 pazienti, più complessi, operati di by pass e per sostituzione valvolare, il 5%.
© RIPRODUZIONE RISERVATA