Lecco. Caf e patronati a rischio
«Penalizzati i cittadini più deboli»
Gli sportelli sono rimasti chiusi per protesta, si contesta il taglio dei trasferimenti previsti dalla legge: «È un servizio di cui beneficiano anche le istituzioni»
Se il taglio ai trasferimenti a patronati e Caf non verrà ridotto, da gennaio i servizi – oltre ai posti di lavoro degli operatori – saranno a rischio e a rimetterci saranno al solito i cittadini, che non avranno più la possibilità di ottenere gratuitamente un supporto di grande importanza.
Ieri, gli uffici lecchesi sono rimasti chiusi a sorpresa, per sensibilizzare l’opinione pubblica a proposito di una prospettiva nera, per quanto riguarda i servizi ai cittadini. In base alle previsioni della Legge di stabilità in approvazione in Parlamento, dal prossimo anno centri di assistenza fiscale e patronati dovrebbero essere privati di fondi di 40 milioni e 28 milioni di euro. Per i Caf si tratta di una prima tranche di tagli cui ne seguiranno altre due negli anni seguenti, ancora più pesanti, da 70 e 100 milioni di euro.
Ai patronati, invece, con questi 28 milioni si arriverà a una sforbiciata complessiva da 63 milioni (compresi i 35 tagliati quest’anno).
Insomma, il quadro è chiaro: meno risorse, meno possibilità di offrire servizi o comunque di farlo in modo capillare e costante.
Ieri, a far sentire la loro voce, sono stati i responsabili dei servizi che, a questo punto, sono messi gravemente in discussione. Norberto Pandolfi, Cinzia Gandolfi e Daniele De Vecchi (referenti rispettivamente dei patronati Inas, Inca e Acli), insieme a Massimo Cannella (direttore del Caaf Cgil di Lecco e Sondrio), Mario Todeschini (segretario organizzativo della Cisl) e Giacomo Arrigoni (segretario dei pensionati Uil), hanno lanciato l’allarme insieme al segretario Cgil Wolfango Pirelli, puntando il dito sulle conseguenze cui si va incontro. Situazione che hanno fatto presente anche alle direzioni provinciali di Inps e dell’Agenzia delle Entrate. «Qui si parla di servizio ai cittadini, non di negoziazione politica – ha esordito Todeschini -. Abbiamo chiesto l’interessamento anche dei parlamentari del territorio».
«Si sta mettendo a rischio l’intero sistema dei patronati – ha commentato Pandolfi -, senza considerare che la pubblica amministrazione oggi tiene botta solo grazie alle decine di migliaia di persone che gestiamo noi».
Sulla stessa linea Gandolfi («Non ci hanno saldato nemmeno il 2012 e da gennaio dovremo far pagare tariffe, se le cose non cambieranno») e se De Vecchi ha evidenziato che «noi mettiamo la faccia e la passione, mentre l’Inps lo fa per statuto. Non è la difesa del cadreghino, ma il timore per le fasce deboli», Massimo Cannella ha evidenziato che «le nostre sono strutture che ascoltano le persone e cercano di aiutarli con le loro necessità. In questo modo si tagliano servizi ai cittadini nelle condizioni di maggiore difficoltà».
Critico anche Arrigoni, che però cambia il focus: «invece di tagliare fondi a questi servizi, aumentino la lotta all’evasione, che ammonta a 270 miliardi di euro».
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