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Martedì 10 Gennaio 2012
Lecco: la burocrazia
soffoca l'edilizia
Dove non arriva la crisi arriva la burocrazia a dare il colpo di grazia alle imprese edili in difficoltà, fino a farle finire in cassa integrazione perché il permesso per dare il via a un cantiere tarda ad arrivare. Accade nel Lecchese, dove l'Ance sta aprendo nuove posizioni di cassa integrazione in seguito alle mancate risposte della pubblica amministrazione.
Accade nel Lecchese, dove l'Ance (l'associazione dei costruttori) sta aprendo nuove posizioni di cassa integrazione in seguito alle mancate risposte della pubblica amministrazione.
Prima della crisi - spiega il direttore dell'associazione, Paolo Cavallier - «non si era mai arrivati a tanto, i nostri imprenditori hanno sempre convissuto col problema della lentezza burocratica e, quando il lavoro abbondava, se si tardava ad aprire un cantiere si lavorava su un altro. Oggi invece sono numerose le piccole imprese che vedono la loro sorte legata all'avvio di un solo cantiere. E il fatto che il permesso non arrivi si fa determinante anche ai fini occupazionali».
Fra Dia (la dichiarazione di inizio attività) e concessioni edilizie se si costruiscono case, e gare di aggiudicazione se si lavora negli appalti pubblici, la frequentazione di uffici pubblici da parte dei costruttori è quotidiana e - aggiunge Cavallier - «spesso esasperante, con blocchi e rallentamenti causati dal modo di operare di dipendenti pubblici, da procedure in sé complesse, da problemi politici».
Sta di fatto, aggiunge, che l'attesa è sempre lunga, e, ovviamente, non sempre imputabile solo ai Comuni, dato che di mezzo ci sono spesso anche la Provincia, i Beni Ambientali i Vigili del Fuoco e altro.
Per Cavallier «un grosso problema sta nel fatto che abbiamo un territorio con 90 Comuni - dice - cioè 90 parrocchie che decidono ognuna a modo proprio. Se solo cercassero di uniformare le procedure la vita sarebbe più semplice per tutti».
Questo, ovviamente, quando il problema riguarda solo la carta; ma non è quasi mai solo così. «Ancora oggi - dice Cavallier - ci sono Comuni che dopo aver concordato politicamente un percorso, ad esempio su un lotto edificabile sul quale si stabiliscono opere di urbanizzazione, improvvisamente lo ridiscutono chiedendo al costruttore di rivedere il concordato, di inserire più lavori o comunque lavori diversi. Col risultato che le cose si fermano e si creano ritardi insopportabili per le aziende in questo periodo».
«Bisogna uscire - dice Giorgio Colombo, costruttore di Mandello Lario e membro del consiglio direttivo dell'Ance - dallo schema di deresponsabilizzazione dei funzionari pubblici. La legge Bassanini, certo, ha stabilito che la responsabilità dei procedimenti è ora nelle loro mani. Ma proprio perciò si chiedono perché mai dovrebbero firmare e prendersi delle responsabilità. Tutelano sè stessi, sono dei garantiti che non conoscono crisi. Invece questo è proprio il momento di assumersi responsabilità».
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