Cronaca / Lecco città
Martedì 28 Giugno 2016
Lecco. Brexit e le imprese
«Ora riforme necessarie»
Per Lecco la Gran Bretagna è il quarto mercato, Arcioni (tessile): «È inevitabile un rallentamento. Serve una politica industriale nel segno della flessibilità»
Per Lecco la Gran Bretagna è il quarto mercato di esportazione e il terremoto finanziario confermato anche ieri dal calo della sterlina e delle borse per effetto della Brexit aggiunge pensieri alle imprese locali che vedono allontanarsi i (deboli) venti di ripresa che diverse aziende manifatturiere hanno ricominciato a registrare.
I primi ad essere preoccupati sono naturalmente gli imprenditori che nel Regno Unito hanno interessi diretti.
Il peso di Londra e dintorni nell’economia lecchese sta nei numeri diffusi dalla Camera di commercio di Milano all’indomani del referendum britannico. In primo luogo, il Lecchese ospita cinque aziende di proprietà inglese, per un totale di 657 dipendenti e un fatturato complessivo di quasi 150 milioni di euro, quindi il futuro andamento dell’economia inglese a seguito della Brexit accende l’attenzione su eventuali ricadute occupazionali locali.
Nei volumi di business invece l’interscambio fra Lecco e il Regno Unito a fine 2015 è stato pari a 325 milioni di euro, di cui 194 milioni in esportazioni e 117 in importazioni, due dati che per la congiuntura generale già segnavano un calo (-3,4% per l’import e -5,3% per l’export) rispetto al 2014.
Brexit a parte, Lecco nei primi tre mesi di quest’anno ha dovuto già fare i conti con un nuovo sensibile calo percentuale. Da gennaio a marzo 2016 le esportazioni hanno toccato quota 44,7 milioni di euro, 5 milioni in meno rispetto al primo trimestre del 2015 (-11,4%). L’import, legato quindi ai nostri consumi interni, è stato pari a 28,8 milioni di euro, 3 in meno rispetto al primo trimestre 2015 (-8,9%).
Nel corso dell’intero 2015 Lecco ha comprato dal Regno Unito soprattutto macchine a controllo numerico (48 milioni di euro), metalli di base e prodotti in metallo (44 milioni) e prodotti manifatturieri (115 milioni). I prodotti lecchesi più esportati sono i diversi articoli di manifattura (193 milioni di euro), gli apparecchi a controllo numerico (39 milioni), e metalli di base e prodotti in metalli (64), i prodotti tessili (30 milioni) e quelli alimentari (32).
«È evidente – afferma Sergio Arcioni, coordinatore del distretto tessile e imprenditore del settore con interessi a Londra – che Brexit sta avendo ed avrà effetti sui mercati, dove ha generato ansia. Se fino ad ora in Italia, pur non potendo certo parlare di ripresa, si vedevano alcuni segnali positivi ora il quadro è molto più incerto e la crescita del Pil sarà collegata anche al perdurare, o meno, degli effetti negativi di Brexit sui mercati. Non dimentichiamo però – aggiunge Arcioni – che nel Paese era comunque già evidente la necessità di completare le riforme ed attivare una vera politica industriale per trasformare gli spiragli positivi in un cambio di rotta».
Riforme che per l’imprenditore ora sono più che mai urgenti, per bilanciare gli effetti negativi con nuova competitività. «L’Ue – conclude Arcioni – da parte sua deve necessariamente reagire, anche rivedendo alcune posizioni a favore di una maggiore flessibilità».
© RIPRODUZIONE RISERVATA