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Giovedì 31 Gennaio 2013
Lecco: Arlenico
Sì allo sblocco dei cancelli
La Lucchini ha bisogno di recuperare il valore economico in fretta e i lavoratori di Lecco hanno deciso di accogliere parzialmente le richieste della proprietà. E lasceranno uscire.
I sindacalisti Mauro Castelli della Fiom, Giovanni Gianola della Fim ed Emilio Castelli della Uilm hanno incontrato il responsabile del personale di Lucchini Riccardo Grilli.
«Il problema vero è riuscire a ripartire - racconta Mauro Castelli - L'azienda si trova da dicembre in una procedura di amministrazione controllata e tra l'altro la vecchia società è fallita il 21 dicembre scorso. Quindi il commissario Piero Nardi ha messo a punto un progetto per riaccendere il motore dell'azienda».
I due responsabili commerciali, che hanno ora il compito di rimettere ordine nel settore delle vendite e soprattutto di riallacciare il legame con i clienti che si è nel tempo incrinato, sia a causa della crisi, sia per colpa delle difficoltà produttive dello stabilimento di Piombino.
«L'obiettivo dell'impresa è riattivare tutto il ciclo produttivo sia per Piombino, sia per Lecco - continua il sindacalista - per riaccendere entrambi i laminatoi. La proprietà ha garantito che Lecco è un polo strategico per il gruppo Lucchini, anche se nei fatti al momento mancano gli ordini per garantire il lavoro a entrambe le strutture industriali». L'altra priorità dell'azienda è recuperare al più presto la difficile situazione economica e per questo Lucchini ha fretta di incassare i sette milioni di euro che potrebbero venire dalla vendita della vergella ferma nel magazzino dell'Arlenico.
Materiale già laminato e in pronta consegna: «Hanno parecchio insisto su questo punto - dice Castelli - e per questo abbiamo chiesto ai dipendenti il loro parere su questa questione. In assemblea i lavoratori hanno votato a favore dello sblocco del 48% del materiale depositato. In cambio l'impresa si è impegnata a far ripartire l'attività industriale al più presto».
Ma prima che i motori del laminatorio lecchese possano riattivarsi, è indispensabile trovare il lavoro e le commesse: «Per il momento lo stabilimento lecchese resta chiuso - afferma Castelli - non tanto per via della difficoltà di accensione dell'altoforno di Piombino, quanto per la mancanza di ordini al punto che non è neppure possibile sostenere la produzione di Piombino».
«Ci siamo accordati per due nuovi incontri, uno il 18 febbraio e l'altro nei primissimi giorni di marzo per valutare lo smaltimento della vergella depositata in magazzino e per valutare lo stato di avanzamento del lavoro e l'entità delle commesse». Nel frattempo la sede lecchese resta chiusa e i cento dipendenti della Lucchini continueranno a usare la cassa integrazione, attiva fino al 9 marzo, e la solidarietà al 60%, attiva fino a settembre.
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