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Martedì 24 Aprile 2012
Lecco: Arlenico in vendita
Si sfila la cordata lecchese
La Severstal ha fretta di vendere il gruppo Lucchini e la sede lecchese dell'Arlenico Caleotto. Ma la cordata di imprenditori lecchesi che sembrava interessata all'acquisto, pare si sia sfilata.
Ormai non c'è più alcun mistero sulle intenzioni della proprietà rispetto al laminatoio lecchese, l'azienda vuole venderla, entro la fine dell'estate, possibilmente a un unico acquirente che si faccia carico della casa madre di Piombino insieme alle tre unità industriali del nord Italia: Lecco, Condove (To) e Trieste.
Attualmente i manager della Lucchini stanno valutando alcuni interessamenti per l'intero gruppo, e secondo le prime indiscrezioni anche la famiglia Lucchini avrebbe avanzato una proposta di acquisto dell'intero gruppo. Inoltre la scorsa settimana alcuni rappresentanti dell'impresa Beltrame, uno dei due gruppi insieme al fondo internazionale Apollo apertamente interessati a Lucchini, si sarebbero anche incontrati con il sottosegretario al ministero delle sviluppo economico Stefano Saglia per approfondire la propria posizione sull'acquisto di Lucchini. Sta di fatto l'oligarca russo Alexei Mordashov, patron di Severstal e dell'intero gruppo Lucchini, voler vendere il colosso italiano dell'acciaio entro l'estate. Lo aveva già detto un anno fa, ma ora sembra che le cose si siano incanalate per il verso giusto, come dimostra la vendita della sede barese e di quella bresciana.
«L'intenzione non è quella di fare uno spezzatino - spiega Giovanni Gianola, sindacalista della Fim Cisl che questa settimana ha incontrato i manager di Lucchini per entrare nel dettaglio del futuro dello stabilimento lecchese - ma di vendere il gruppo tutto insieme, sia per velocizzare la procedura di vendita, sia perché la formula del "pacchetto completo" risulterebbe più appetibile per gli acquirenti». Infatti, chi dovesse acquistare le singole acciaierie del Nord Italia, ad esempio Lecco, dovrebbe comunque rifornirsi di billette dall'altoforno di Piombino, ma dovendo acquistare da un fornitore esterno è chiaro che il costo di questa materia prima risulterebbe elevato.
Proprio questa motivazione avrebbe fatto desistere alcuni trafilieri lecchesi dall'acquisto della Arlenico Caleotto: «Parlando con alcuni trafilieri e imprenditori abbiamo capito che l'interesse lecchese è diminuito rispetto a qualche mese fa - continua Gianola - sia perché l'acquisto dalla materia prima da Piombino farebbe lievitare i costi ordinari, sia perché il momento economico è molto delicato».
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