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Martedì 07 Maggio 2013
Lecco: ancora in calo
la produzione industriale
Produzione industriale lecchese giù del 4,4% nel primo trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, mentre a temere un ulteriore trascinamento negativo nelle prossime settimane sono gli artigiani, subfornitori dell'industria e già gravati, nel primo trimestre di quest'anno, di un calo che a Lecco tocca il -4,3%.
Per la parte industriale Lecco supera di oltre un punto il dato negativo della media regionale lombarda (-3,4%), registrando così uno dei risultati peggiori dell'ultima indagine congiunturale di Unioncamere presentata ieri nella sede milanese dell'ente.
Ad aprire i lavori il presidente di Unioncamere Lombardia, Francesco Bettoni, secondo cui «in Lombardia è venuto meno il traino della domanda estera», con una previsione su un secondo trimestre 2013 di un nuovo risultato negativo.
Con lui, Pietro Ferri, dell'università di Bergamo, Massimo Guagnini di Prometeia, il presidente di Confindustria Lombardia, Alberto Barcella, Stefano Fugazza per tutti gli artigiani (Claai) e il neoassessore regionale alle Attività Produttive Mario Melazzini.
Nella classifica lombarda l'andamento industriale lecchese è simile a quelli di Bergamo (-4,5%) e Brescia (-4), mentre fanalino di coda sono Sondrio (-4,7) e Milano (-5,1). Tuttavia, ci dice il presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi «in questo momento a far la differenza non è un punto percentuale fra una provincia e l'altra. Il dato - aggiunge - conferma quanto stiamo dicendo da tempo, e cioè che l'impresa manifatturiera non ce la fa più. Nell'ultimo anno le chiusure d'impresa sono cresciute moltissimo, in tribunale i dati sui fallimenti rispetto al passato sono impressionanti».
Per Maggi nei prossimi mesi «ad andare avanti saranno solo le aziende più strutturate, solide e internazionali, con l'impatto sociale che ne deriverà considerando anche che se va male l'industria manifatturiera vanno male anche artigianato e commercio. C'è da sperare - conclude - che questo Governo trovi le risorse facendo salti mortali per rilanciare l'economia».
Col -4,3% il calo percentuale della produzione artigiana è simile a quello dell'industria, tuttavia a fronte di un quadro regionale in cui il calo medio è stato del 5,5% fino ai segni più negativi di Bergamo (-7%), Varese (-8,2), Sondrio (-9,5) e Lodi (-13,7).
Per Daniele Riva, presidente di Confartigianato, «il dato ci conferma una situazione negativa ben nota alle aziende, anzi - aggiunge - , mi meraviglierei se questo secondo trimestre non ci portasse dati ancor peggiori, visto il dato negativo dell'industria a cui siamo legati».
In particolare, Riva è preoccupato «per la crisi dell'edilizia visto che, fatte 100 le imprese artigiane, metà di loro sono edili o comunque legate al settore, mentre buona parte delle rimanenti lavorano per l'industria locale».
Riva dice che «è in atto una selezione non naturale, che spesso coinvolge imprese leggermente sane, visto che trovarne di decisamente sane in questa situazione è davvero raro, legate nei pagamenti ai fallimenti di altre».
E fa un esempio: «È di questi giorni la notizia di una nostra azienda che, dieci giorni dopo aver consegnato un'importante fornitura, ha avuto notizia del fallimento del cliente. Gli esperti - aggiunge - ci dicono di non esporsi per più del 20% con un solo cliente, ma ora se il lavoro ti capita lo prendi e basta. Devi solo sperare nella correttezza della controparte, spesso con l'etica che è andata a farsi benedire in un aumento della corsa a massacrare gli altri cercando di salvarsi la pelle».
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