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Giovedì 03 Maggio 2012
Lecco: anche la Icam
sente la crisi
Anche le aziende lecchesi più grandi e strutturate devono fare i conti con la crisi. L'ultima della lista è la Icam di Lecco che, per una serie di sfortunate coincidenze, ha annunciato un momento di crisi finanziaria.
Nel corso di un'assemblea con i lavoratori, i sindacalisti Massimo Sala (Cgil) ed Enzo Mesagna (Cisl) hanno illustrato ai lavoratori la complessa e al tempo stesso delicata situazione che sta vivendo la fabbrica di cioccolato. Che ci fosse qualche difficoltà i dipendenti (che sono circa 280) lo avevano intuito dal mancato rinnovo dei circa 50 lavoratori con contratto a termine e interinali e dal rinvio del trasferimento alla sede di Orsenigo (in provincia di Como), dove la famiglia Agostoni, proprietaria di Icam, sta ultimando il nuovo stabilimento costato qualche milione di euro.
Ai problemi di mercato, che colpiscono tutte le imprese del territorio, si aggiungono alcune difficoltà rispetto alla vendita dello stabile e dell'area di Oggiono. La Filca cooperative avrebbe già espresso l'intenzione di acquistare l'area anche se la crisi del settore edile e le lungaggini nel cambio di destinazione d'uso dell'area stanno rallentando la procedura di vendita, con la conseguenza diretta di un mancato introito per le casse di Icam.
A questo si aggiunge il blocco di parte del magazzino delle fave di cacao, i cui scaffali erano colassati lo scorso autunno. I sette scaffali non sono ancora stati ripristinati essendo ancora in corso un contenzioso con l'azienda produttrice del magazzino per il risarcimento danni che tarda ad arrivare. Nel frattempo, l'azienda sta attingendo a scorte di fave di cacao stivate in altri magazzini, creando qualche difficoltà alla linearità della produzione e ovviamente facendo lievitare i costi produttivi.
«Tanti piccoli inconvenienti che stanno creando qualche problema di liquidità - ha spiegato Massimo Sala - e che stanno facendo aumentare il costo della produzione. L'azienda resta comunque solida e per il momento ha provveduto a smorzare i costi non rinnovando l'ampio polmone di lavoratori interinali e contratti a termine, non si prevedono altri interventi sulla forza lavoro».
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