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Martedì 17 Gennaio 2012
Lecco: alla Tomasi
regna ancora l'incertezza
Per i dipendenti della Tomasi di Lecco era stata annunciato l'avvio di una procedura di cassa integrazione in deroga della durata di sei mesi per ovviare al "pasticcio" del mancato avvio di una procedura di mobilità. A distanza di oltre due settimane la situazione non è ancora risolta.
La vicenda inizia nel 2009 quando la Tomasi, specializzata nella commercializzazione di termosanitari, va in default e mette in cassa integrazione i 57 dipendenti. Terminato l'uso di tutti gli ammortizzatori sociali ordinari, in autunno i sindacati avevano avanzato la richiesta di mobilità retribuita, garantita alle aziende con più di cinquanta dipendenti. L'Inps di Lecco, dopo essersi fatta attendere per qualche mese, aveva risposto che l'ammortizzatore di mobilità non era utilizzabile perché allo stato attuale i dipendenti non erano più 57 (numero complessivo dei lavoratori della Tomasi all'atto della messa in liquidazione della società), bensì 42, quindi meno di quanto previsto dalla legge.
Una sentenza della Corte di Cassazione del febbraio 2010 sosteneva che in realtà il numero dei lavoratori valido per l'avvio della procedura è quello relativo al momento della messa in liquidazione dell'azienda: «Tuttavia la vicenda è ancora dubbia - spiega il sindacalista Celestino Comi - perché la sentenza della Cassazione si riferisce a un'azienda del settore industria, mentre questa è un'azienda del commercio. Attualmente la Regione ci ha dato ragione e ha invitato l'Inps ad avviare la mobilità quando la presenteremo a giugno, mentre manca ancora il parere del ministero del Lavoro che si sta facendo attendere. Tuttavia l'ultima parola spetta all'Inps e se nessuno se ne occuperà o non terrà sollecitata la vicenda è possibile che la procedura non venga avviata».
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