Cronaca / Lecco città
Mercoledì 24 Maggio 2017
Le Primavere de La Provincia
I limiti del mondo visti
da un’alpinista e da un filosofo
Qual è il confine della natura umana? Il racconto di Nives Meroi, la regina di tutti gli ottomila si è specchiato con le riflessioni del pensatore Pessina
Un pubblico numeroso ha partecipato questa sera al Teatro della Società di Lecco all’incontro con l’alpinista Nives Meroi e il filosofo Adriano Pessina. La serata rientrava nel ciclo delle Primavere, proposte dal nostro quotidiano, ed aveva un titolo estremamente stimolante: «L’universo non ha un centro. Viaggio verso le periferie del mondo e di noi stessi».
Tema di grande interesse se a trattarlo è un’alpinista appena rientrata da Katmandu, in Nepal, dove giovedì 11 maggio ha raggiunto, insieme al marito Romano Benet, la vetta dell’Annapurna, completando così tutte le quattordici vette sopra gli ottomila metri nel mondo. Accanto a lei c’era Adriano Pessina, un filosofo per il quale il limite morale in noi è la misura della nostra umanità. Si annunciava un bel confronto e così è stato. La serata ha preso avvio con le immagini della penultima impresa di Nives Meroi e Romano Benet, quella sul Makalu, portata a termine nel maggio del 2016.
Introdotti da Diego Minonzio, direttore della Provincia, e da Vittorio Colombo, responsabile dell’edizione lecchese, hanno poi preso la parola i due protagonisti della serata. Ha iniziato ovviamente Nives Meroi, accolta da un lunghissimo applauso, ed ha parlato subito sella sua ultima impresa: «Ogni montagna ha la sua storia ma questa è stata particolare perché l’Annapurna è estremamente pericolosa. Ci siamo ritrovati ai piedi della montagna in sole sei persone e l’abbiamo risalita in stile alpino, proprio come un tempo. Fino a pochi metri dalla cima non siamo stati sicuri di farcela. Il tempo era ballerino e gli accumuli di neve erano pericolosi. L’incertezza c’è stata fino alla fine. Siamo arrivati in cima ma la concentrazione doveva rimanere alta perché c’è anche la discesa. In cima agli ottomila non mi sono ma sentita onnipotente, caso mai un pacificato senso di appartenenza». Il filosofo Adriano Pessina ha poi affrontato i motivi che possono spingere l’uomo verso la montagna: «Quando si parla di montagna mi viene spontaneo pensare come sia sempre legata al cambiamento. Penso alla montagna di Mosé, a quella del Golgota, alla montagna del discorso delle Beatitudini. Si potrebbe fare una riflessione su come la montagna abbia giocato un ruolo fondamentale nella nostra cultura. Papa Francesco mettendo al centro del nostro mondo le periferie, le ha in un certo senso sdoganate elevandole alla dignità delle alte vette».
La scena cult di “Blade Runner”, film di fantascienza del 1982 diretto da Ridley Scott, ha fatto da stacco alla serata. Le parole di Rutger Hauer, il replicante, sono sembrate quanto mai adatte alla serata: «Ho visto cose che voi umani neanche potete immaginare». E proprio il senso del limite è stato al centro della discussione. «Noi pensiamo al limite come a qualcosa di negativo - ha detto Pessina - lo vediamo come un ostacolo da superare. La nostra epoca sente come limite il tempo lungo della malattia e non la morte, perché della morte non conosciamo nulla; così non è per la sofferenza. Il limite della condizione umana può essere l’occasione per far scattare nuovi valori o per soccombere». E cos’è il limite per Nives Meroi?: «Per me è un punto a cui arrivare per spostarlo più in là. In alta quota è importante ascoltare i segnali del corpo, che ti dice quando è il momento di tornare indietro. Quanto alla malattia anch’io e mio marito ne abbiamo affrontato una molto grave. E lì è stato fondamentale quello che abbiamo imparato in montagna. Quello è stato il nostro quindicesimo ottomila».
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