Le città invisibili
di Giulia Berra

Da sabato 19 novembre la prima personale della giovane artista di Cremona, ospitata dalla galleria Cart di via Sitori a Monza. In mostra i lavori ispirati dalle Città invisibili di Italo Calvino. Fino al 9 gennaio da martedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.30 (ingresso libero).

Monza - «Potrei dirti di quanti gradini sono le vie fatte a scale, di che sesto gli archi dei porticati, di quali lamine di zinco sono ricoperti i tetti; ma so già che sarebbe come non dirti nulla» scriveva Calvino nel 1972 descrivendo per bocca di Marco Polo Zaira, una della città della memoria tra “Le città invisibili”. Ma «non di questo è fatta», quanto «di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato: la distanza dal suolo d'un lampione e i piedi penzolanti d'un usurpatore impiccato; il filo teso dal lampione alla ringhiera di fronte e i festoni che impavesano il percorso del corteo nuziale della regina; l'altezza di quella ringhiera e il salto dell'adultero che la scavalca all'alba».

Oppure una grondaia inclinata, aggiungeva, e un gatto che passa e sceglie un suo percorso o «gli strappi delle reti da pesca e i tre vecchi che seduti sul molo a rammendare le reti », che «si raccontano per la centesima volta la storia della cannoniera dell'usurpatore, che si dice fosse un figlio adulterino della regina». Perché la città, racconta Calvino, non è solo pietra e cemento e catrame che ricevono il passaggio dell'esistenza: una città è soprattutto quello che racconta negli spigoli delle vie come sulle linee di una mano, «graffi, seghettature, intagli, svirgole» che sono la rappresentazione stratificata della vita.

Di questo si occupa Giulia Berra, ospite della galleria Cart di via Sirtori 7 da sabato con una personale che racconta una sezione parziale eppure compiuta della sua produzione: plastici di città fatti di materia organica ispirati al lavoro di Calvino, usando spine, crisalidi di farfalla, galle, alveari e piume «provenienti da vecchie collezioni, dalle Oasi delle farfalle o trovati morti in natura». Un'entomologia urbana che serve per descrivere «il rapporto cha ognuno di noi ha con la società e con una differente concezione di vita. Il modello-città preferito è cosi caricato di implicazioni psicologiche differenti per ciascuno» scrive Monica Villa, alla seconda mostra organizzata come curatrice nella nuova project room di Cart.

«La scelta di una città ricca di spine ci porta a pensare a una chiusura totale all'esterno, alla paura per il cambiamento, la città di piume illustra una città confortevole ma avulsa dalle realtà». Così come le crisalidi per Berra - cremonese, nata nel 1985, alla sua prima personale proprio a Monza - rappresentano un contesto fatto di potenza inespressa e i baccelli sono una città fatta di prosperità. È la natura a farsi rappresentazione di un universo abitato e, transitivamente, uno spazio abitato diventa rappresentazione dei caratteri dell'individuo. La personale apre sabato, 19 novembre, alle 18.30, per poi restare aperta fino al 9 gennaio da martedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.30 (ingresso libero).
Massimiliano Rossin

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