Le previsioni economiche per il 2025 non sono rosee, eppure i mercati azionari macinano un record dietro l’altro. Un caso di scollamento fra la finanza e l’economia reale? No, se guardiamo bene i dati scopriamo una piena coerenza fra quello che dicono i mercati e quello che accade nel sistema produttivo.
A dimostrazione che la finanza, benché a volte possa apparire incomprensibile, non è qualcosa di avulso dalla realtà, un universo parallelo fatto di alchimie. Le Borse mondiali si avviano a chiudere il 2024 con un incremento del 19% dell’indice S&P 1.200 world, che incorpora anche un 4,5% di apprezzamento del dollaro, ma se lo scomponiamo per aree geografiche e soprattutto per settori industriali, vediamo una situazione più aderente a quello che osserviamo ogni giorno nell’andamento economico.
L’America da sola fa il 16,5%, senza effetto dollaro, se guardiamo ai titoli tradizionali, cioè all’indice Dow Jones di New York, mentre il cosiddetto listino tecnologico, il Nasdaq, è su del 29,5%. L’Europa (Eurostoxx 50) si ferma al 9,8% e, al suo interno, vediamo la Francia che con le sue difficoltà cala del 1,6%. La Germania registra il 21,9% di incremento e l’Italia consegue un buon +14,8% del Ftse Mib, grazie all’incidenza del comparto bancario e assicurativo. E questo sposta l’attenzione dalle aree geografiche ai settori economici. Le banche hanno guadagnato il 26% dall’inizio dell’anno, la migliore performance seguita dal retail e dai media. Non sorprende vedere l’automotive a -9,9% e, a testimoniare il primo la crisi strutturale dell’automobile, e food and beverage -10% a causa del calo dei consumi dopo l’inflazione e le instabilità geopolitiche.
Se ci spostiamo sugli altri mercati, registriamo la performance positiva del comparto obbligazionario, anche dei diffusissimi Btp, grazie al lento calo dei tassi e alla riduzione del 32% dello spread sui titoli tedeschi. Questa variabile, per inciso, oggi preoccupa molto di più Parigi che Roma. L’oro, alternativa agli investimenti finanziari quale bene rifugio, ,è su del 30% in conseguenza, anche qui, della situazione internazionale.
Questa analisi ci insegna come dobbiamo interpretare l’andamento dei nostri investimenti e quindi come impostare il futuro. Il loro risultato riflette quello che accade nel sistema economico, con maggiore enfasi sulle prospettive piuttosto che sul passato. Come si vede, i settori premiati sono quelli che offrono maggiori possibilità di crescita nel futuro, mentre sono penalizzati i comparti geografici o industriali dove è difficile intravvedere opportunità di creazione di valore. Ovviamente è una correlazione imprecisa, ma tendenzialmente corretta, se non nell’intensità sicuramente nella direzione.
Per il risparmiatore può essere una guida, una stella polare per investire in modo consapevole, ovviamente sempre nel quadro della necessaria prudenza. Insisto sull’aggettivo consapevole: perché anche il piccolo risparmiatore deve innanzitutto agire in modo informato e aggiornandosi costantemente sulla sua situazione personale. La quale, come abbiamo visto, non è avulsa da quello che accade in giro per il mondo, non solo quello economico. E poi perché con le nostre scelte di investimento, per quanto modesti siano gli importi, possiamo contribuire all’indirizzo dell’economia: sostenendo i settori, le imprese, le geografie in cui crediamo di più. E, se vogliamo, favorendo anche gli investimenti più sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale. Perché il risparmiatore, anche se piccolo, non è sciocco, e tanti piccoli risparmiatori possono avere, insieme, un ruolo importante.
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