L’aquila reale è tornata sulle Grigne

In Grigna le aquile sono tornate a nidificare indisturbate, ed anche se non c’è un numero preciso di quanti siano di esemplari di aquila reale «stanno aumentando rispetto agli anni scorsi, in quanto ci sono sempre meno cacciatori e di conseguenza non devono affrontare il rischio di essere abbattute», dice Lionello Bazzi, esperto birdwatching e presidente del Cros, il centro di ricerche ornitologiche Scanagatta di Varenna .

Nonostante siano protette il rischio è comunque sempre presente. «L’aquila reale è sedentaria, cioè non si sposta da dove ha deciso di vivere - prosegue Bazzi - e nel nostro territorio ha trovato un buon habitat». Il maschio e la femmina di aquila reale sono fedeli. Una volta scelto il compagno, si spostano in coppia per conquistare il territorio prescelto, e ivi rimangono per diversi anni. Le aquile reali preferiscono le pareti rocciose. I nidi sono collocati al di sotto dei territori di caccia estivi, intorno ai 1.700-2.200 metri, per permettere ai giovani il trasporto di prede pesanti. I più piccoli hanno una fame vorace. Spesso infatti è solo il primogenito a sopravvivere, poiché si accaparra tutto il cibo. Si parla di 200 coppie presenti su tutte le Alpi. Di contro l’aquila anatria maggiore, che durante la sua migrazione a volte passa sul lecchese, sta vivendo un momento non semplice. «

Non è così facile vederla ma capita - prosegue Bazzi, passano da Gibilterra e volano verso est». Verso est dove poi nidificano, ma da quando è cominciata l’invasione russa nel febbraio 2022, gli esemplari di aquila anatraia maggiore hanno dovuto cambiare le rotte migratorie per evitare le zone di conflitto armato, effettuando grandi deviazioni e minori soste con conseguenze che potrebbero aggravare la specie a rischio estinzione. Questo quanto emerso dal tracciamento del Gps di 19 esemplari, portato avanti dai ricercatori britannici dell’Università dell’East Anglia insieme al British Trust for Ornithology e all’Università estone di scienze della vita. I risultati sono pubblicati sulla rivista Current Biology. Lo studio era cominciato nel 2017, quando i ricercatori avevano dotato di dispositivi Gps 19 aquile che erano solite attraversare l’Ucraina per andare a riprodursi nella regione bielorussa della Polesia. L’obiettivo era quello di seguire i rapaci e identificare le aree cruciali per la migrazione su cui concentrare gli sforzi di conservazione della specie. Tutto è improvvisamente cambiato il 24 febbraio 2022, quando la Russia ha attaccato l’Ucraina, le aquile ora volano più lontano percorrendo in media 85 chilometri in più. Lunghe deviazioni e minori soste, secondo i ricercatori, potrebbero incidere sulle condizioni fisiche degli animali in un momento cruciale per il loro successo riproduttivo.

E così mentre per l’aquila reali sono momenti tutto sommato tranquilli, l’anatraia maggiore deve fare i conti con la guerra.

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