Economia / Valchiavenna
Sabato 09 Novembre 2013
L’appello dei sindacati
«Fatevi avanti per la Frisia»
Dolzadelli, segretario della Cisl: «Ora servono idee realizzabili» - Nell’incertezza del futuro i dipendenti hanno scelto il silenzio
«Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie... Beh, ora anche quella foglia è caduta... E ora che ne sarà?». Nel post pubblicato su Facebook da Mirko Pedeferri, il più giovane dipendente di Frisia, c’è tutta la tristezza determinata dal fallimento dell’azienda di Santa Croce di Piuro.
Quella di Pedeferri è l’unica voce degli operai. Fino a lunedì, giorno dell’incontro con i rappresentanti sindacali, i diciassette dipendenti hanno scelto di puntare sul silenzio. Ma si sa che il desiderio condiviso da tutti è rappresentato dall’arrivo di un imprenditore pronto a ripartire.
Un’aspettativa che anche il sindacato ritiene significativa. Sulla vicenda di Frisia, oltre ai responsabili di categoria, si esprimono i vertici confederali. «Questo epilogo era ormai dato per scontato e percepito come passaggio necessario per fare ripartire quest’azienda – spiega Mirko Dolzadelli, segretario provinciale della Cisl -. Non c’erano alternative. A questo punto una risorsa come l’acqua torna a essere a disposizione del territorio ed è opportuno e necessario che la Valchiavenna si faccia carico di questa novità. Si chiude una brutta pagina, legata a una gestione aziendale sbagliata. Ora c’è la possibilità di rimediare».
Dolzadelli si rivolge all’imprenditoria locale. «Noi crediamo che, per coloro che hanno espresso in modo ufficioso il proprio interessamento nei confronti di Frisia nei mesi scorsi, questo sia il momento migliore per farsi avanti».
«Faremo di tutto per agevolare questo percorso di acquisizione, anche perché la qualità della materia prima è eccellente. Siamo in un contesto – quello della Bregaglia italiana – che può offrire opportunità capaci di andare al di là della semplice produzione di acqua minerale. Non servono progetti faraonici, ci vogliono idee realizzabili». Dolzadelli chiede all’imprenditoria locale «di manifestare in questa occasione il proprio legame con il territorio e, perché no, un po’ di coraggio».
L’ipotesi che piace è quella di una cordata supportata da investimenti provenienti da fuori provincia, ma con una guida locale, per una produzione di nicchia in un mercato tutt’altro che vasto, nel quale anche i grandi marchi devono affrontare un periodo privo di crescita.
«Credo che sia necessaria una forte sinergia fra imprese e territorio, partendo dai Comuni e dalla Comunità montana. Ma non ci dobbiamo fermare qui. Un’opportunità di sviluppo industriale in un comparto ecosostenibile, a pochi chilometri dal confine, deve essere messa al centro dell’attenzione anche dei nostri vicini svizzeri, con i quali si organizzano numerose iniziative a cominciare dai progetti Interreg».
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