Cronaca / Lecco città
Venerdì 14 Aprile 2017
L’addio a Sangalli
padre di un impero
Lutto Il cuore dell’imprenditore originario del rione Castello si è fermato l’altra notte. Aveva 88 anni. Il ricordo della figlia Roberta: «Era un grande uomo: partito dal nulla, ha realizzato un grande progetto»
Era partito dal nulla, settant’anni fa, ma ha saputo costruire un vero e proprio impero, incardinato ora su 8 aziende – l’ultima del gruppo aperta solo lo scorso gennaio negli Stati Uniti – e 1.200 dipendenti.
Il cuore di Aurelio Sangalli, fondatore del Mollificio Sant’Ambrogio, si è fermato l’altra notte a 88 anni al termine di una lunga battaglia contro la malattia. L’uomo, originario del rione di Castello – cui è sempre rimasto profondamente legato anche se da anni risiedeva ad Abbadia – era subentrato nel 1949 al padre nella conduzione della piccola officina meccanica situata a Lecco, convertendone l’attività nella produzione di molle e minuterie metalliche.
Una grande intuizione
Una scelta felice, che non solo ha portato nel 1991 all’inaugurazione della sede di Cisano, ora cuore dell’intero gruppo e luogo di lavoro per centinaia di abitanti anche della Valle San Martino, ma con gli anni all’espansione dell’attività con l’acquisizione e l’apertura di altre sette realtà produttive, tra Italia, Ungheria, Brasile, Germania e, appunto, Usa.
«Era un grande uomo a tutto tondo – lo ha ricordato ieri la figlia Roberta -. A livello imprenditoriale il suo gruppo parla per lui: partito dal nulla è stato capace di creare un impero con una grinta e una passione per il lavoro eccezionali. Ma anche a livello personale è stato un esempio: ha vissuto 56 anni di matrimonio felice con la mamma. Hanno realizzato una famiglia gioiosa e spensierata, basata sull’amore: nonostante il lavoro, è sempre stato estremamente presente con tutti noi».
Sangalli ha lasciato il segno anche nel sociale, con una generosità e una lunghissima serie di gesti tanto discreti da essere praticamente sconosciuti. «Non ha mai voluto che si sapesse quello che faceva per gli altri». Così come ha sempre rifiutato titoli e onorificenze varie.
Ieri, l’annuncio della scomparsa è stato dato dal figlio Mario, che con le sorelle Francesca e Roberta ha preso le redini del gruppo, ai circa 600 dipendenti della sede principale. «Un discorso rassicurante, con cui abbiamo garantito che continueremo insieme, uniti e forti, a lavorare come con il papà. Centinaia di persone, tantissime giovani, avevano le lacrime agli occhi, perché il rapporto con mio padre andava al di là della relazione capo-dipendente. Ha sempre avuto i suoi lavoratori nel cuore, per lui venivano prima di ogni altra cosa. Un uomo carismatico, dalle mille risorse, anche e soprattutto umane».
«Grandissimo lavoratore»
Qualità che gli venivano riconosciute dagli stessi dipendenti. «Era un grandissimo lavoratore – ci ha spiegato Pietro Valsecchi, una vita al MSA -: fino a poco tempo fa era sempre presente, il primo ad arrivare, a rimboccarsi le maniche. Girava quotidianamente tra i capannoni, a lungo in bicicletta, controllando e dando direttive, ma anche impegnandosi in prima persona. Sembrava un tipo burbero, ma quando qualcuno aveva bisogno di qualcosa, lui era subito pronto ad aiutare».
Il funerale sarà officiato lunedì nella “sua” Castello alle 14.30: a stringersi alla moglie Antonia, ai tre figli e ai nove nipoti ci saranno centinaia di persone. «Ci sarà anche Cinzia, mia sorella maggiore, mancata 11 anni fa a soli 40 anni - ha concluso Roberta -: lei e papà ci guarderanno dall’alto e lui continuerà a guidare la sua famiglia e i suoi dipendenti, come ha sempre fatto».
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