L’addio al notaio Fabroni, uomo di fede e di impegno civico

Un addio composto ma pieno di significato. Così ieri Lecco si è congedata dal notaio Manetto Fabroni. La sensazione, alla fine delle esequie svoltesi ieri in basilica San Nicolò, era quella di un capitolo che si era appena chiuso. «Manetto Fabroni – ha ricordato Monsignor Davide Milani nell’omelia – aveva un modo originale di essere cristiano. Non chiedeva mai il permesso dei preti. Nel suo passo non c’era la pesantezza del dover apparire, bensì la leggerezza delle sue convinzioni più profonde. Le sue espressioni erano precise e misurate. Le sue parole significavano sempre ciò che lui intendeva davvero».

È con questo stile che Fabroni ha animato un’intera epoca della storia di Lecco. Un’epoca in cui il cattolicesimo democratico che il notaio aveva incontrato nei volti di Romano Prodi, Tiziano Treu, Giovanni Maria Flick, suoi compagni al collegio Augustinianum in università Cattolica, si sviluppava fino a trovare via via una forma sociale, culturale e politica compiuta. «Manetto Fabroni – ha proseguito Monsignor Milani – è stato un uomo di fede attento alla dimensione civica della vita. Non c’era superbia nel suo pensiero e nelle sue azioni, bensì la consapevolezza che noi siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio». Partendo da questo principio, Fabroni ha condotto l’attività professionale nel suo studio di via Fratelli Cairoli ma ha anche coltivato un’esperienza “gloriosa” come il circolo culturale La Pira. «Ogni tassello della vita di Manetto – ha sottolineato il prevosto -, compreso il mandato come consigliere comunale o la sua attività nelle fondazioni, non era separato dagli altri. Ogni tassello era come la tessera di un puzzle in grado di far intuire la bellezza del tutto. Manetto è stato simbolo dell’umanesimo integrale, ovvero l’idea che il credente e il cittadino non siano due dimensioni separate ma rappresentino due dei tanti volti dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio».

Insieme alla moglie, l’ex procuratore Annamaria Delitala, Manetto Fabroni era un punto di riferimento per varie anime della città, radunatesi in Basilica per rendere omaggio al notaio scomparso. Oltre ad avvocati e notai, erano presenti esponenti del cattolicesimo politico come Antonio Rusconi e Virginio Brivio e volti delle Fondazioni, tra cui Romano Negri, Emilio Amigoni e Mariagrazia Nasazzi. «Chiediamo a Dio – ha concluso Monsignor Milani - di riflettere su di noi e sul cattolicesimo che lui ci ha lasciato, profondamente attuale. La vita di Manetto testimonia che il cattolicesimo è la forza della società, che l’esperienza e la fede celebrata qui in basilica rappresentano una speranza non solo per i cristiani. Manetto è stato testimone di questa speranza». Dopo le esequie, la salma di Manetto Fabroni è stata condotta verso la cremazione.

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