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Domenica 16 Marzo 2008
L'Abbraccio di Vienna: tutto
sulla grande mostra
Dopo Mirò, Picasso, Magritte e gli Impressionisti a Villa Olmo ha aperto i battenti la quinta grande mostra destinata a portare Como al centro dell'attenzione: ecco quanto c'è da sapere sull'allestimento che terrà banco fino al 20 luglio
COMO - L’avventura della quinta grande mostra a Villa Olmo è cominciata. Dopo Mirò (2004), Picasso (2005), Magritte (2006) e gli Impressionisti (2007), quest’anno tocca agli artisti della Secessione Viennese - ma non solo - tenere alto il nome e la reputazione che Como si è conquistata in quattro anni di grandi mostre. Da sabato 15 marzo e fino al 20 luglio «L’Abbraccio di Vienna. Klimt, Schiele e i capolavori del Belvedere» con le sue 75 opere provenienti dalla capitale austriaca porterà il capoluogo lariano all’attenzione del mondo dell’arte a livello nazionale e internazionale.
GLI ORARI
Martedì, mercoledì e giovedì dalle 8 alle 20. Venerdì, sabato e domenica dalle 9 alle 22 (la biglietteria chiude un’ora prima). Lunedì giorno di chiusura. Tutte le informazioni sul sito www.grandimostrecomo.it
OPERE E AUTORI
Molti i nomi noti degli artisti in mostra. Tra le tele di Klimt sono esposte la “Johanna Staude” e “Dopo la pioggia”, entrambe del 1917. Di Schiele, invece, oltre al famosissimo e preziosissimo “Abbraccio” (del valore assicurativo di 100 milioni di euro) si possono ammirare diversi ritratti tra i quali “Hugo Koller” del 1918 e “Madre con due bambini” del 1917, ma non mancano paesaggi come “La città sul Fiume Blu” del 1911. Tra gli altri pittori ci sono Kokoschka con il famoso “Tigone” del 1926 (ritratto di un incorcio tra tigre e leone), Oppenheimer con la grande e spettacolare “Orchestra” (1,55 metri di altezza per 3 metri di larghezza). E ancora Moser, Moll, Ma kart, Hansch, Romako, Jaschke, Wilt e tanti altri. In tutto le opere esposte sono 75
I PREZZI
Biglietto intero 9 euro; biglietto ridotto 7 euro; biglietto ridotto 5 euro (per le scuole e per i possessori della Quinta Carta); ingresso gratuito (bambini fino a 6 anni, portatori di handicap con accompagnatore, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino o autorizzate, militari in divisa). Visite guidate con prenotazioni per gruppi fino a 20 persone 100 euro, visite guidate per scuole 50 euro, audioguide 3 euro. Sono già aperte le prenotazioni (031.571979) con possibilità di acquistare ingressi per gruppi.
LA RECENSIONE
“L’abbraccio di Vienna”, nuova grande mostra di Villa Olmo, ha finalmente aperto i battenti, per accogliere il pubblico di visitatori che fino al 20 luglio, si avvicenderanno, prevedibilmente numerosi, nelle sale della dimora gentilizia sul lago.
Dopo aver osservato, tra i primi, l’esposizione di settantaquattro opere provenienti dal Belvedere di Vienna e allestita nelle sale affrescate, l’impressione immediata è proprio quella di essere avvolti in un “abbraccio” vero e tangibile, fatto di colori, immagini, stili, riconducibili all’unica, grande matrice dell’arte viennese. L’allestimento scelto dagli organizzatori è improntato ad una semplicità che esalta, anche grazie all’intelligente utilizzo delle luci, la qualità delle opere selezionate per la mostra. Sembra inoltre studiato appositamente per invitare il visitatore, che sia esperto d’arte o meno, a compiere un viaggio stilistico ma anche storico e filosofico, attraverso diverse stagioni dell’arte viennese.
Il filo rosso, la bussola che permette di orientarsi, è la traccia degli splendori imperiali, dal Settecento delle monarchie assolute agli splendori dorati ma non privi d’inquietudine della Belle Epoque fino ai segni, che anche nelle tele, rendono evidente l’inevitabile declino seguito ai conflitti mondiali e al crollo del potere asburgico.
“Klimt e Schiele e i capolavori del Belvedere”, recita il sottotitolo della mostra e certamente la grande sala che presenta, tra l’altro, opere eccezionali come “Signora davanti al camino” e “Ritratto si Johanna Staude” di Klimt e ancora, di grande impatto emozionale “L’abbraccio” e il bellissimo “Ritratto del dottor Hugo Koller”, di Schiele, merita, da sola, una visita prolungata.
Il tesoro d’arte proveniente dal museo viennese non si limita però a mostrare opere famosissime della Secessione ma ci offre la possibilità di comprenderne la nascita e l’evoluzione, partendo da molto lontano, in un avvicendamento, come si è detto, cronologico e per aree tematiche, delle opere esposte.
La prima sala, per chi entra in mostra, è tutta dedicata al Barocco con opere di tono aristocratico e ufficiale, tra cui possiamo distinguere la grande tela di Martin van Meytens, dal titolo “La famiglia del conte Nicola VIII”.
Da non trascurare però anche i tre busti di Franz Xaver Messerschmidt, che, lungi dall’indurci al sorriso, con i loro ghigni deformanti rivelano il dramma dell’artista, che, nell’arte cercava di esorcizzare i demoni della sua malattia mentale. Il viaggio poi continua ed è un’altra Austria quella che ci viene incontro, con esempi di bellissime vedute, tra cui, interessantissima, di Giuseppe Bisi, “Villa Raimondi in Borgo Vico”. E poi composizioni di fiori e oggetti, o scene familiari rassicuranti.
E’ lo stile Biedermeier che con le sue opere rimanda al gusto piccolo borghese, simbolo di una classe sociale stanca dell’ondata rivoluzionaria e ripiegata sul conservatorismo in politica come nello stile dell’arredo. Come si è detto, Klimt e Schiele, maestri indiscussi della fin de siècle, sono i padroni della mostra, con opere che mostrano un’ansia crescente e toni via via allucinati.
Con loro, maestri come Koloman Moser e Carl Moll, ma anche, doppiato il confine del Novecento, August Roth. I linguaggi si modificano e colgono gli umori di una modernità sempre più dirompente, per arrivare a Kokoschka, che, con il suo “Tigone”, del 1926 è un’altra delle tappe obbligate della mostra, che arriva agli anni Sessanta, toccando un autore potente come Oppenheimer.
Sara Cerrato
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