
Cronaca / Oggiono e Brianza
Mercoledì 14 Maggio 2014
«La zona artigianale? Pagatela voi»
Il Comune presenta il conto alle ditte
A Dolzago gli imprenditori insorgono a fronte di una richiesta che pare una beffa
«Quel progetto non è mai nato e ora dobbiamo pure sborsare soldi di tasca nostra?»

Pagatevelo voi, il Pip: sembra un insulto, invece è un salasso; si parla di 54mila euro che dovrebbero uscire dalle tasche degli imprenditori del paese, per niente. Loro, ovviamente, non ci stanno.
Il piano degli insediamenti produttivi (ecco la traduzione della bizzarra sigla) fu programmato dal Comune, che ora gira il conto dei progettisti ai privati: è l’ultima puntata di un’interminabile incompiuta.
Se ne fa portavoce Roberto Colombo, artigiano anch’egli: «Carramba che sorpresa – ironizza – nell’ultimo bilancio comunale troviamo, tra le entrate, un “rimborso spese da privati per incarichi professionali di progettazione”».
Un passo indietro
«Era il 2001 – riepiloga l’imprenditore – quando il Comune individuò nel piano regolatore una zona per fini industriali pensando di svilupparla col Pip: cioè, i capannoni non sarebbero sorti liberamente, bensì sotto il controllo pubblico». L’approvazione avvenne, da parte della giunta comunale, nel 2003: «L’amministrazione Crippa, in carica fino al 2004 – riprende Colombo – aveva dato l’incarico allo studio di ingegneria Terranova; il progetto urbanistico comprendeva viabilità, parcheggi e l’inquadramento dei lotti da assegnare agli artigiani. L’amministrazione Panzeri, tra 2004 e 2008, preparò il regolamento d’assegnazione»: ma l’atto non entrò in vigore mai.
«L’attuale amministrazione ha abbandonato il piano: anzitutto – riassume sempre Colombo – asserendo che la delibera sul regolamento non era regolare e mancava la maggioranza; non ha mai più ripreso in mano il progetto: adesso, nel bilancio con cui chiude la legislatura, indica il recupero dei 53.856 euro spesi per l’incarico di progettazione. Vorrebbe rivalersi sui privati, quando in realtà fu una decisione del Comune quella di garantire l’espansione controllata e di delocalizzare le fabbriche dal centro del paese».
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