Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 11 Marzo 2018
La truffa dell’iban fa due vittime in Valmalenco
Imprenditori derubati per migliaia di euro. Riuscendo a intercettare le mail gli autori del raggiro sostituiscono i dati e si fanno indirizzare i pagamenti.
Due imprenditori della Valmalenco sono stati truffati con quella che è stata conosciuta come la truffa del codice iban: consiste nell’intercettare una email fra cliente e fornitore, nel momento in cui quest’ultimo invia la fattura con i dettagli sul pagamento per un lavoro svolto. Solitamente, questa email contiene i dettagli per eseguire il bonifico, da parte del cliente, sul conto corrente del fornitore.
Il bonifico viene eseguito mediante il codice iban riportato in fattura. A questo punto il truffatore - che probabilmente già da settimane, se non mesi, stava spiando la casella postale della sua vittima -, non appena vede arrivare l’email con il codice iban del creditore, interviene e lo sostituisce con il suo, consapevole del fatto che difficilmente la vittima si accorgerà della manomissione. «Proprio così - conferma Mauro, imprenditore edile di Chiesa, vittima della truffa -. Ho ricevuto una fattura di 6.500 da un mio fornitore abituale. Come al solito, mi sono fidato, non ho controllato attentamente i dettagli e venerdì scorso sono andato in banca per farla pagarla. Fortunatamente, gli accordi tra me e il fornitore era di pagarla in due rate, quindi ho effettuato un bonifico di 3.500 euro. Dopo qualche giorno, il mio fornitore mi ha chiamato per dirmi che non aveva ancora ricevuto nulla; a quel punto, ci siamo insospettiti, abbiamo fatto delle verifiche e ci siamo accorti che il codice iban era stato modificato».
Stessa sorte per il titolare della Cirolo srl, un’azienda di Chiesa di cave, calcestruzzo e sgombero neve: «Sono stato truffato anche io - racconta Piero Cirolo -; l’importo è minore rispetto a quello di Mauro - 1.200 euro -, ma le modalità sono state le stesse: scambio di e-mail, modifica dell’iban e pagamento a favore di truffatori. Fortunatamente mi sono accorto in tempo della truffa, perché stavo per effettuare un bonifico di oltre 50 mila euro a un altro fornitore; ho ricontrollato le coordinare bancarie e mi sono accorto che anche in quel caso erano state modificate. Ho bloccato tutto e sono andato dai Carabinieri a sporgere denuncia».
Generalmente, i truffatori si intromettono in transazione commerciali fra aziende che operano in paesi diversi, così da inventarsi eventuali motivazione fiscali per questo cambio iban. A volte, però, ci provano anche con transazioni fra italiani, come successo a Mauro e Piero. In questo caso usano come appoggio iban di carte prepagate.
La conferma arriva dalla Polizia postale, che sta indagando sull’accaduto: «Le indagini sono in corso afferma Valter Fumasoni, responsabile della Polizia postale di Sondrio -. Generalmente, gli hacker, per le loro truffe, utilizzano delle carte prepagate senza conto corrente, ossia non collegate direttamente a un conto corrente e più facilmente reperibili dai malintenzionati. Il nostro consiglio è quello di controllare sempre attentamente le coordinate bancarie all’interno di una fattura; molto spesso, in Valtellina, le ditte locali lavorano con banche del territorio: il solo fatto di ricevere, da un fornitore abituale, coordinate di istituti “non del posto” dovrebbe far suonare un primo campanello di allarme. Per questo, consigliamo di alzare sempre il telefono e verificare con clienti e fornitori la correttezza dei dati inseriti e di scegliere password non facilmente identificabili», conclude l’ispettore Fumasoni.
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