Egregio direttore,
mai provato a percorrere la Super 36 lungo le rive del lago? A me capita sovente, perché da Colico devo scendere a Lecco a sbrigare più di una pratica: la situazione è però allarmante, visto il susseguirsi dei restringimenti (ben segnalati, ma comunque presenti e da tempo).
Questa non è una strada, è un cantiere a cielo aperto e che continua a non vedere la parola fine. Anzi, a pensarci bene, ogni tanto ne spunta qualcuno di nuovo. In più, adesso, mettiamoci la chiusura della Monte Piazzo: a quel punto il piatto (del disservizio) sarebbe servito e andare su e giù rischia di diventare un calvario di proporzioni inenarrabili, sia per quelli come me che devono viaggiare per lavoro, sia per i pendolari e sia per tutti i turisti che scelgono le località dell'Alto Lario o della Valtellina come meta di villeggiatura.
Di questo passo non dovremo più sorprenderci del fatto se i vacanzieri sceglieranno altre destinazioni e se a noi toccherà rimanere qui da soli a sciropparsi un lavoro dopo l'altro, nell'attesa che questa benedetta strada, una volta per tutto, possa veder finire il suo lunghissimo, oltreché tristissimo, purgatorio.
Mi appello, se me lo permette, al senso civico dei nostri governanti, affinché si possa fare pressione su Anas e finire al più presto.
Ines Rossi
Provato, caro lettore? Eccome, siamo tra i coloro a cui tocca almeno cinque volte a settimana, e la sua descrizione è perfetta. In mezzo a tante sfortune, la Super ha un gran vantaggio: quello di misurare solo 40 chilometri e quindi avere anche la fortuna di poter limitare al minimo i disagi, vista anche la percorrenza veloce e un coordinamento comunque efficace tra le amministrazioni di Lecco e Sondrio, da sempre in pressing sul concessionario.
Fosse un po' più lunga e trafficata, la 36 sarebbe da considerare una sorta di Salerno-Reggio Calabria "de noantri", vista l'assiduità degli interventi di manutenzione. Ma è anche malata, fortemente malata. E temiamo di non aver visto ancora tutto. Purtroppo.
Edoardo Ceriani
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