Homepage / Sondrio e cintura
Martedì 12 Febbraio 2013
La storia di Stefano: ho lasciato
la città di Sondrio per un lavoro
Vent'anni non ancora compiuti (il prossimo 3 novembre), un diploma di operatore dei servizi d'impresa, il giovane sondriese lo scorso anno è partito. In tasca un biglietto d'aereo: destinazione Londra. Inglese poco: «solo quello imparato a scuola». Ma voglia di darsi da fare, tanta
Sondrio - Giovani sempre più disposti a viaggiare per trovare un'occupazione. Studenti, freschi di diploma, che si lasciano alle spalle il proprio paese e vanno all'estero per un lavoro. Sono storie di ogni giorno: esattamente come quella di Stefano Morgia. Vent'anni non ancora compiuti (il prossimo 3 novembre), un diploma di operatore dei servizi d'impresa, il giovane sondriese lo scorso anno è partito. In tasca un biglietto d'aereo: destinazione Londra. Inglese poco: «solo quello imparato a scuola». Ma voglia di darsi da fare, tanta.
E ce l'ha fatta: un lavoro l'ha trovato - «accontentandosi» per sua stessa ammissione -, ha fatto esperienza, ha imparato l'inglese e se n'è ritornato da qualche settimana a Sondrio. Poi risalirà su un altro aereo. Questa volta però la meta sarà l'Australia.
«Un anno fa mio cugino mi propose di passare l'estate a Londra con lui. L'idea mi è piaciuta». Era il 21 giugno quando Stefano è atterrato a Heathrow: «Non ero mai stato a Londra. Ero anche un po' spaventato, ma una volta lì è stato più facile di quanto pensassi», anche perché nella ricerca del lavoro la fortuna ha giocato a suo favore. «Una sera, appena rientrato a casa dopo essere stato in giro tutto il giorno, un coinquilino spagnolo mi propose di fare una prova in un ristorante come "runner"». Detto, fatto: «Provai un sabato sera, ai primi di luglio - ricorda -: il ristorante era pienissimo, ma me la cavai bene e il proprietario del ristorante decise di assumermi». Così è iniziata la sua avventura al "Frantoio", il nome del ristorante nel quartiere di Chelsea, dove il suo compito era «prendere le ordinazioni dai camerieri e portarle in cucina, e una volta pronti i piatti, riportarli in sala dai camerieri che a loro volta servivano i tavoli».
Un'occupazione per quattro giorni la settimana, dalle 10 alle 15 e dalle 18 alle 23.
Non senza sacrifici e corse per raggiungere il posto di lavoro, non solo per percorrere chilometri dentro il ristorante: «Io vivevo a nord est di Londra, vicino a Tottenham. Chelsea è dalla parte opposta: dovevo farmi un'ora di viaggio, cambiando due autobus e tre linee metropolitane».
Corse tante, soldi pochi, perché «Londra è una città molto cara», ma l'esperienza nella capitale inglese resterà scritta nel suo libro dei ricordi di una vita.
«É il centro europeo per eccellenza. Una meta molto ambita tra noi giovani. Sul posto di lavoro ho potuto incontrare anche personaggi famosi, come Brian Johnson, cantante degli Ac/Dc. Ho conosciuto ragazzi americani, asiatici, ma devo ammettere che in prevalenza ci sono italiani e spagnoli e se provi a chiedere il motivo del loro espatrio, la risposta è la stessa: "Perché restare nel mio Paese, se non trovo un lavoro?"». Lo stesso motivo per cui ora Stefano sta pensando di ripartire: «É un esperienza che consiglio, lavorare all'estero, perché ti cambia davvero. Personalmente mi ha fatto molto maturare sotto diversi aspetti. Sono tornato a Sondrio per un periodo che spero non sia troppo lungo perché vorrei ripartire presto. Voglio andare a Sydney, in Australia, so che ci sono opportunità di lavoro, la vita costa poco ed è uno dei posti più belli al mondo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA