Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 30 Novembre 2015
La stagione dello sci è iniziata, ma il futuro degli impianti resta incerto
Alcune stazioni hanno già aperto, altre lo faranno a breve, ma intanto in Valtellina e Valchiavenna sull’annosa questione del comparto turistico invernale, dopo alcuni annunci ed incontri, sembra essere calato il più totale silenzio.
Silenzio sul Protocollo d’intesa siglato nel settembre dello scorso anno tra Regione Lombardia e Provincia per l’avvio di un tavolo di rilancio del comparto che potesse contare sui fondi dei sovracanoni e portasse ad un progetto pilota da esportare poi a tutta la montagna lombarda, silenzio su quei 165 milioni di euro di debito che per primi avevano convinto le istituzioni a muoversi e silenzio sul lavoro svolto dal gruppo tecnico di supporto a quel tavolo, la cui relazione, con tanto di numeri e proposte, pare però essere sui tavoli di palazzo Muzio già da tempo.
«È importante capire cosa si vuole fare del comparto a fronte anche di una fuga degli italiani dallo sci a causa dei costi - dice Giorgio Nana della Filt Cgil -. Il presidente Maroni non aveva parlato di una soluzione? È passato più di un anno dal protocollo, ma di quel progetto non si è più saputo nulla. Non c’è più il problema? I debiti sono stati saldati e nessuno ce l’ha detto? Sarebbe il caso che la questione tornasse ad essere prioritaria nell’agenda politica locale».
Anche perché la riapertura degli impianti, insieme all’annuncio estemporaneo di iniziative sparse sul territorio senza un filo conduttore, mettono ancora una volta in evidenza la mancanza di una regia unica provinciale capace di coordinare un comparto nevralgico per Valtellina e Valchiavenna.
A confermarlo ci sono i numeri. Il fatturato complessivo delle società di gestione degli impianti sciistici dell’intera provincia ammonta a 64,5 milioni di euro, concentrati per quasi il 60% a Livigno. In termini occupazionali gli impianti assorbono, in via diretta, 600 persone tra dipendenti fissi e stagionali. Senza contare l’indotto.
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