La politica che ci serve: fare lobby in Europa

Mentre si consumano gli ultimi sprazzi di una campagna elettorale che intrecciando le amministrative con le Europee s’è dipanata tra tombini (quelli che, diceva don Milani, sanno far bene anche i monarchici) e guerre, tra sguardi sui paesi e visioni del mondo, tra fasce tricolori ancora in cerca di un padrone e voli per Strasburgo con tappe sui villaggi, mi viene l’uzzolo di chiedere che fanno nel frattempo i deputati e senatori del Belpaese, oltre a votare o bocciare provvedimenti su giustizia, premierato, autonomia differenziata e farina di grilli.

Gli eletti del Lecchese, per esempio, come onorano il mandato di rappresentanza territoriale? L’ultimo esempio di attivismo politico su un tema locale, francamente, risale alla fibrillazione del consigliere regionale (e allora deputato Pd) Gianmario Fragomeli, che si sperticò di lodi e proclami pubblici di fronte alla prospettiva che il Comune di Lecco trovasse la sua nuova sede (o, meglio, la sua reggia di Caserta) nel palazzo dell’ex Deutsche Bank. De gustibus.

E dire che è ancora fresco il ricordo di quando, durante il suo mandato alla presidenza di Confindustria Lecco Sondrio, Lorenzo Riva convocò prima a Colico e poi al Griso, un tavolo di confronto con i parlamentari locali e gli esponenti politici del livello regionale. L’obiettivo era quello di mettere pressione al governo sul tema infrastrutture e, al tempo stesso, poter consegnare un programma realistico di interventi ai cittadini lecchesi. Ne uscì una passerella di promesse e leccornie rimasta poi lettera morta. Un pressing più da 5-5-5 di Banfi che da 4-4-2 sacchiano, per intenderci.

Mi si perdonerà, quindi, se per trovare esempi di concreto senso di rappresentanza territoriale, devo scorrere le pagine della Prima Repubblica. Ancora si sente l’eco di parlamentari come Vittorio Calvetti, Angelo Bonaiti, Tommaso Morlino, Pierluigi Polverari e Guido Alborghetti, attenti interpreti, su sponde diverse, delle esigenze dei loro concittadini ed elettori. Allargando lo sguardo all’intera circoscrizione, c’era anche da Varese Pino Zamberletti, mitico ministro della Protezione civile. Da Como, ricordo l’ex potentissimo ministro Mario Martinelli, che era in grado di far asfaltare le strade fino alla casa del diavolo. In Valtellina spiccava l’altro ministro Athos Valsecchi, ma soprattutto rifulge per Sondrio quel record di sei parlamentari sbarcati a Roma nella stessa tornata. C’è chi parlò di brogli, in realtà il segreto di una rappresentanza che copriva l’intero arco costituzionale consisteva nel gioco delle preferenze. Un esempio: nel Lecchese si contavano allora 13 preferenze su 100 voti, nel Sondriese ben 58. Una macchina da guerra, certo, ma oliata con promesse mantenute e presenza sul territorio.

Più vicino a noi è il modello di quei nobili compromessi che avvenivano nelle commissioni parlamentari tra deputati e senatori di ogni colore politico, uniti dall’unico obiettivo di fare lobby per la propria terra. La famosa legge che finanziava le opere di protezione dopo la frana del San Martino del sabato grasso del 1969 fu firmata dai parlamentari Calvetti (lecchese) e Morlino, (lucano). Passò, per l’appunto, anche grazie a un abile baratto con l’operazione Sassi di Matera, che stava a cuore al ministro Morlino, che morì dopo aver ricevuto l’incarico di formare il governo.

Non è un caso che un tempo, all’atto di approdare all’emiciclo dopo gli accordi in commissione, le leggi (soprattutto a tema infrastrutture) passassero con oltre il 70% dei voti. Un compromesso storico in seduta permanente, lo definirei. Così come permanente era la presenza di alcuni parlamentari nella sede di Anas.

Insomma, tocca davvero ricominciare a fare lobby, pensarsi come orgogliosi rappresentanti del proprio territorio. Gli elettori lecchesi devono poter ambire, con il loro voto, a rifondare una squadra simile, a partire dall’Europa e dalla tornata dell’8 e 9 giugno. A Strasburgo ci sono fior di bandi con finanziamenti che lavorando di squadra si portano a casa e da soli invece si lasciano ad altri che hanno fauci più voraci delle nostre.

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