Economia / Sondrio e cintura
Giovedì 24 Dicembre 2015
La moneta digitale? «Sui piccoli acquisti
per noi è un salasso»
I commercianti sono sul piede di guerra: «Per articoli come le sigarette il guadagno è annullato se i clienti pagheranno con bancomat e carte di credito».
La moneta digitale non finisce nel cassetto del commerciante. In caso di piccoli acquisti si trasforma in spese. Ecco il nuovo allarme lanciato dai commercianti. La digitalizzazione dell’economia non è sempre e solo sinonimo di innovazione, ma nelle sue pieghe può nascondere insidie insospettabili o, comunque, non note a tutti.
È il caso della possibilità di utilizzare bancomat e carte di credito anche per il pagamento di importi minimi - per esempio quelli necessari per un quotidiano o un pacchetto di sigarette - prevista da un emendamento approvato dalla commissione Bilancio della Camera alla legge di Stabilità, quest’ultima ora in discussione al Senato.
Questo provvedimento stabilisce, infatti, l’obbligo per commercianti e professionisti di accettare pagamenti con la carta elettronica, la cosiddetta moneta digitale, anche per cifre del tutto irrisorie, togliendo quindi il noto paletto della spesa minima di 30 euro finora in vigore. All’orizzonte si profila anche l’applicazione di sanzioni - che saranno oggetto di un ulteriore provvedimento - a carico degli esercenti che non si saranno dotati di Pos o non ne consentiranno l’utilizzo per questi pagamenti così esigui.
I dati raccolti ed elaborati dall’Unione Cts dimostrano, infatti, che per un esercente accettare il pagamento di un quotidiano, di un pacchetto di sigarette o di caramelle significa azzerare il guadagno o peggio, visto che capita anche di andare in perdita. Secondo l’analisi dell’associazione di categoria, la colpa è dei costi che l’utilizzo della moneta digitale comporta a carico degli operatori.
Ecco, per esempio, cosa avviene quando un quotidiano viene acquistato con il bancomat. Come riferimento è stata presa una copia di una testata venduta a 1,30 euro. Il guadagno dell’edicolante sulla vendita ammonta a 0,244 euro se il giornale in questione viene acquistato pagando in moneta reale.
Se invece viene usato il bancomat, bisogna tenere conto di tutta una serie di voci: il costo del rotolo di carta per il Pos, quello in percentuale su ogni singola transazione (tra l’altro va tenuto presente che le commissioni bancarie possono variare ed essere pari allo 0,192% o allo 0,686%), al quale si unisce il tempo impiegato dall’edicolante per eseguire la procedura. Sottostimando, almeno 30 secondi, visto che la banda larga in provincia di Sondrio è più un miraggio che una realtà e perciò i dispositivi elettronici non funzionano a dovere.
Il risultato è chiaro. Quando va bene, e cioè in presenza di un canone Pos a costo zero, contrattato dal singolo edicolante con la propria banca di fiducia, il margine di guadagno, a parità di prezzo per il cliente, ovviamente, va quasi ad annullarsi e diventa pari a 0,012 o 0,005 euro. Non va meglio al tabaccaio. Come esempio Confcommercio utilizza l’acquisto di un pacchetto di 20 sigarette di una nota marca.
Sul prezzo di 5,20 euro pagato dal cliente, il margine per il tabaccaio è pari al 10% lordo, quindi ammonta a 0,520 euro. Una cifra che, con l’utilizzo del bancomat e la sottrazione di tutti i relativi costi, viene più che dimezzata. Per non parlare poi delle vendite effettuate dietro pagamento con carte di credito.
In questi casi i costi a carico degli operatori sono addirittura superiori a quelli del bancomat. Nel caso della vendita di un quotidiano l’edicolante va in perdita, mentre il margine finale per il tabaccaio viene ulteriormente ridotto. «Dati alla mano, dunque, siamo in presenza di un’insensata beffa a discapito di chi tenta di fare impresa nel nostro Paese e ha già pagato e sta ancora pagando costi elevatissimi per risollevare l’economia nazionale - è la considerazione finale che arriva dagli uffici dell’Unione commercio -. Gli esercenti sono stufi, indignati e non ne possono più per questo ennesimo provvedimento così fortemente penalizzante».
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