Cronaca / Lecco città
Mercoledì 13 Gennaio 2016
La mensa Caritas in tilt
Al posto dei senza tetto
ora mangiano i profughi
Non manca il cibo ma si sono ridotti di molto gli spazi a tavola. Sono pakistani la maggioranza dei nuovi ospiti. Gli italiani al secondo posto
La mensa Caritas di via San Nicolò è in difficoltà. Non manca di cibo o di aiuti (anche se sono sempre molto graditi, per chi volesse contribuire), ma perché l’ondata di profughi sta provocando delle disfunzioni al sistema che rischiano.
Infatti alcuni profughi, assistiti dal Ferrhotel di via Ferriera, dall’Hub del Bione, dall’ex convento di Maggianico e da altri centri della provincia che fanno capo a Lecco, preferiscono andare in mensa che fare ritorno nelle loro realtà di riferimento. Così gli spazi destinati ai “senza tetto”, ai senza fissa dimora, si riducono. E non sono infiniti: ricordiamo infatti che gli ospiti che possono, ogni giorno della settimana da lunedì a sabato, recarsi alla mensa Caritas dovrebbero essere solamente quelli non in carico ad altri enti o associazioni. Tanto che fino allo scorso anno i nuovi ingressi in mensa erano stati soprattutto di italiani. Disoccupati, mariti separati che danno tutto alla moglie per il mantenimento, oltre alla quota, endemica, di veri e propri “homeless”.
Invece ormai capita sempre più spesso che a rivolgersi all’assistenza della Caritas siano, in primis, i pakistani. Dei nuovi ingressi 2015, infatti, la nazionalità più rappresentata è stata quella pakistana: 61 nuovi ingressi pari al 22,59 per cento del totale dei 270 nuovi ingressi dello scorso anno. Gli italiani si sono fermati a 47 nuovi ingressi, il 17,41 per cento del totale, seguiti poi dai rumeni (26, per un 9,63 per cento), dai marocchini (24 per un 8,89 per cento) e dai nigeriani (22 per l’8,15 per cento).
Tino Fumagalli, responsabile della Mensa, ammette: «I posti disponibili sono 40 ma ora abbiamo un forte afflusso di profughi che ci chiedono di entrare anche se sospettiamo siano ospitati in altre strutture. Il problema è che non possiamo controllare. Gli elenchi delle persone ospitate al Ferrhotel o al Bione non li abbiamo e ci dicono che solo la Prefettura può autorizzarne la diffusione. Fatto sta che tanti profughi che hanno ricevuto assistenza altrove, tolgono il posto a chi non ha altre forme di sussistenza».
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