Cronaca / Lecco città
Mercoledì 08 Dicembre 2021
La manovra Draghi
divide anche a Lecco
La Cisl non sciopera, Riva, Camera del lavoro di Lecco: «Non si interviene sulle diseguaglianze e sul fisco e c’è poco per contrastare la precarietà dei giovani»
La Cgil lecchese e la Uil del Lario stanno organizzando la partecipazione dei lavoratori allo sciopero generale di giovedì 16.
Alla mobilitazione non partecipa la Cisl di Monza e della Brianza, in linea con quanto deciso dalla segreteria nazionale, perché «è sbagliato radicalizzare il conflitto». Cgil e Uil invece scendono in piazza perché «pur apprezzando lo sforzo e l’impegno del premier e del suo Esecutivo» dicono no a un Governo «che non chiama i sindacati ai tavoli di discussione» e a una legge di Bilancio che «alla luce delle risorse disponibili in questa fase, non colma le diseguaglianze, non dà risposte ai giovani su qualità dei contratti e previdenza e non è equa sul taglio dell’Irpef», dicono in sostanza Diego Riva, segretario generale della Cgil lecchese e Salvatore Monteduro, segretario generale della Uil del Lario.
Per la Cisl di Lecco e Monza il segretario generale Mirco Scaccabarozzi sottolinea che «rispetto a quanto annunciato un mese fa, la manovra di oggi è migliore», ma uno sciopero nazionale no perché «non è tempo di creare fratture nelle fabbriche e nel Paese, ora dobbiamo fare pressione sul Parlamento per migliorare ulteriormente la manovra».
Non c’è molto tempo per riuscirci, visto che l’approdo in senato è atteso per venerdì 17 prima di una seconda lettura alla Camera e dell’approvazione definitiva di venerdì 23, tuttavia i sindacati ora guardano all’intenzione che il Governo sembra avere di convocare presto un Tavolo con le parti sociali.
«Le ragioni di questo sciopero sono molto sentite nelle fabbriche – afferma Diego Riva -. Non accettiamo né il metodo, visto che il Governo su lavoro e previdenza si è limitato a chiamare i sindacati per informarli solo dopo che aveva preso le decisioni con i partiti, né i contenuti di questa legge di Bilancio che continua a non andare bene sul fisco dove 7 degli 8 miliardi stanziati per il taglio delle tasse devono andare totalmente alle fasce di reddito più basse di lavoratori dipendenti e pensionati, due categorie che si sono impoverite, mentre la riduzione del Governo va in uguale misura sia a loro sia a chi per reddito non ne avrebbe bisogno».
Altro tema sensibile è quello dei giovani da «mettere al centro» perché «se non lo facciamo immediatamente, favorendo contratti di lavoro che non siano precari e continuamente sovvenzionati dai soldi pubblici rischiamo di far cadere numerosi castelli». Fra questi Riva elenca l’incongruenza fra l’avere una schiera di precari e pretendere di inserirsi in una vera transizione digitale, tecnologica e ambientale, «possibile solo se si investe sulla qualità del lavoro dei giovani e sulla loro formazione. E si sa – aggiunge – che le aziende investono quando hanno la prospettiva di tenere a lungo i giovani con sé e non quando grazie a contratti precari li lasciano poi a casa».
E ricorda che la stabilizzazione dei giovani ha effetti fondamentali sul sistema previdenziale. «Lo sciopero nazionale – conclude Riva – non sarà fine a sé stesso: se la manovra sarà votata così com’è ci saranno altre mobilitazioni, faremo di tutto perché sia introdotta la piattaforma decisa fra Cgil,Cisl e Uil. Continueremo a ricercare anche con la Cisl la possibilità di tornare a condividere i modi per ottenere quei risultati».
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