La libertà al centro della serata inaugurale
del Lecco Film Fest: ora parola al cinema

Di fronte ad un pubblico numeroso, mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, e Mario Campanari, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, hanno introdotto la settimana lecchese dedicata alla produzione cinematografica ma non solo

All’inaugurazione del Lecco Film Fest, svoltasi questa sera nel cortile della Canonica, s’è parlato di libertà. Di fronte ad un pubblico numeroso, autorità comprese, don Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, e Mario Campanari, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, hanno introdotto la settimana lecchese dedicata al cinema e non solo. «Siamo degli irregolari della cultura» ha detto don Davide, rimarcando come il fare cultura, il proporre occasioni di incontro e riflessione, sia una questione aperta che tutti devono poter perseguire. E’ stata poi Angela D’Arrigo, la curatrice del festival, a presentare Laura Delli Colli, presidente del Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici - Premi Nastri d’Argento.

Il loro è stato un intenso dialogo sulla “Signora libertà” che dà il titolo al Lecco Film Fest di quest’anno. «Spesso ci dimentichiamo della libertà – ha sottolineato la Delli Colli – siamo come narcotizzati. Invece dobbiamo risvegliare la libertà che si offre all’incontro e al dialogo». La prestigiosa ospite ha poi precisato come nel cinema italiano la libertà di espressione ci sia, come bene dimostra Alice Rohrwacher, a cui il festival lecchese dedica una retrospettiva. L’intervento di Laura Delli Colli si è concluso con una riflessione sui giovani, a cui il Lecco Film Fest dà molto spazio: «Devono imparare a raccontarsi fuori dagli schemi e ad essere in questo senso liberi».

Subito dopo il momento di inaugurazione, in piazza XX Settembre, è stata la volta dell’attore Vinicio Marchioni, divenuto famoso per la parte de “il Freddo” nella serie televisiva “Romanzo criminale”, diretta da Stefano Sollima. Questa volta, però, Marchioni era presente in qualità di scrittore, visto che da poco è uscito il suo primo romanzo intitolato “Tre notti” (Rizzoli). Presentato da Federico Pontiggia, della Rivista del Cinematografo, Marchioni ha parlato di questa sua “conversione” alla scrittura. «E’ un romanzo di formazione, che ho impiegato molto a scrivere. Innanzitutto mi sono chiesto se fosse proprio il caso di mandare in libreria un nuovo romanzo, poi ho cercato di osservare un certo rigore evitando l’autonarrazione, che non sopporto». Tutto nasce dalla morte del padre dell’attore avvenuta nel 1991: «La scintilla è stata quella, ma anche dei miei diari giovanili ritrovati durante un trasloco. È iniziato tutto aprendo quei vecchi diari, che sono saltati fuori quasi dal nulla, li ho riletti e ho ritrovato quell’adolescente che ero io a 15 anni e dei suoi amori così esclusivi e travolgenti. E ho provato una grande tenerezza per quel ragazzo. Sono stati questi i fatti che hanno generato questo mio romanzo. Ci tengo però a dire che non è un’autobiografia, serviva prendere la giusta distanza dalla mia vita per farne qualcosa di letterario. Non narro i fatti miei, che certamente non interessano a nessuno».

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