Cronaca
Venerdì 29 Settembre 2017
La Lega: ’ndrangheta a Cantù?
«Episodi di parabullismo mafioso»
L’assessore Brianza: quello di cui si parla a Cantù è stato artatamente montato. Molteni: ho chiesto al Ministero il potenziamento dei controlli sul territorio
A chi soltanto avanza l’idea di chiedere come mai si è spesso parlato di ordine pubblico e mercoledrink, o di questioni legate alla comunità islamica e non di criminalità organizzata, il parlamentare della Lega Nicola Molteni risponde secco.
«Non diciamo assurdità - dice - non dimentichiamo che, anche se alcuni episodi sono successi in piazza, la ’ndrangheta è un fenomeno sommerso, difficile persino da indagare: anche le stesse vittime hanno faticato nel denunciare. Ad ogni modo, in queste ore, ho investito di questo tema la commissione parlamentare antimafia, scrivendo una lettera al presidente e una al ministro dell’Interno invitandoli ad occuparsi dei fatti di criminalità organizzata avvenuti nel Canturino. Maggior presidio del territorio, potenziamento dei comparti sicurezza e ordine pubblico».
Ha una sua risposta anche il sindaco Edgardo Arosio, eletto nello scorso mese di giugno. «Non siamo investigatori privati - dice - ma comunque convocherò un apposito tavolo cittadino sulla sicurezza». Fuori dal coro, Alessandro Brianza, assessore ai servizi sociali. «Non c’è un’emergenza ’ndrangheta - afferma - solo degli episodi di parabullismo mafioso».
I leghisti sono stati messi di fronte alla stessa identica considerazione. Vale a dire: si è parlato tanto di mercoledrink e decoro urbano, o delle preghiere islamiche. Non di ’ndrangheta.
Molteni non ha dubbi: «Non vedo cosa c’entrino la moschea, la microcriminalità e la macrocriminalità organizzata - dice - oggi ho spedito una nota alla commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie, sulla vicenda di Cantù e della Lombardia, chiedendo di farsi carico di questa drammatica vicenda. Nessuno metta in discussione la lotta della Lega alla criminalità organizzata. Arrivano dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, oggi presidente di Regione Lombardia, i primi passi verso il codice antimafia. E l’Agenzia dei beni confiscati. Se si osa dire il contrario, divento cattivo e querelo».
Arosio: «Non siamo investigatori privati. Ci sono temi che vanno oltre le nostre competenze e sono da forze di polizia. Quel che posso fare è un tavolo sull’ordine pubblico a livello comunale, con polizia locale e Carabinieri. Sottovalutato il tema? Come Lega, noi indirizziamo la spesa: magari, anziché soldi agli extracomunitari, investiamo in più uomini di polizia locale. Porteremo anche il vigile di quartiere a Vighizzolo. Ma l’indagine su Morabito non è la mia specializzazione. Inoltre, io sono qui soltanto da due mesi. Le indagini sono partite due anni fa: bisognerebbe tirare in ballo anche la precedente amministrazione. Quello che mi auguro, è una pena adeguata per gli arrestati: se poi ce li vediamo in giro in piazza Garibaldi, non è certamente d’aiuto».
Diversa invece la posizione che viene espressa dall’assessore Brianza. «Quello di cui si parla a Cantù è stato artatamente montato. Le persone arrestate si atteggiavano a bulletti di periferia. Non è una emergenza ’ndrangheta. E’ da tenere monitorato, ma Cantù non è Gomorra. Sono episodi di parabullismo mafioso, non episodi diffusi di estorsione. Non mi stupisce che non ci sia la volontà e il coraggio di parlare. C’è comunque paura».
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