Cronaca / Lecco città
Giovedì 07 Maggio 2015
La Grande Guerra
Canzoni e atmosfere
interpretate da Bubola
Stasera il secondo incontro della rassegna
Il Teatro della Società è già tutto esaurito
“Il testamento del capitano” con la Eccher band
Il Teatro della Società è già tutto esaurito per lo spettacolo che il cantautore Massimo Bubola terrà questa sera alle 20.45, ospite delle Primavere di Lecco organizzate dal nostro giornale.
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Bubola trasfonde nelle sue canzoni la potenza del linguaggio del rock, senza rinunciare a una poetica che si abbevera, oltre che alla poesia contemporanea, alla tradizione della musica popolare e della canzone d’autore italiana. Ha scritto inoltre molte canzoni portate al successo anche da varie interpreti, fra cui ricordiamo “Il cielo d’Irlanda”, resa popolare da Fiorella Mannoia.
A Lecco, Massimo Bubola e la Eccher band, proporranno uno spettacolo musicale intitolato “Il testamento del capitano”, un concerto e un percorso d’autore nelle canzoni della Grande Guerra. In questo spettacolo e nel suo lavoro di ricostruzione storico-filologica del repertorio delle canzoni della Grande Guerra, Bubola riprende e riarrangia, caratterizzandoli profondamente col suo stile di scrittura, di canto e di produzione, grandi brani tradizionali e anche sue nuove composizioni, che nei testi riprendono i temi del primo conflitto mondiale del ‘900.
«Molti di questi brani – ha scritto lo stesso Bubola - li conoscevo fin dalla più tenera età, sono stati il mio primo approccio con la canzone, li cantavo con mio nonno, con mio padre, coi miei zii. Tante volte mi è stato chiesto perché, negli anni, avessi io stesso scritto tante canzoni sulla guerra e in particolare sulla Prima Guerra Mondiale; riflettendo ho capito che mi è rimasto dentro una sorta di imprinting a partire da queste esperienze infantili, da questo primo approccio alla musica popolare. La mia prima canzone connessa con questa tematica fu “Andrea”, che poi cantò Fabrizio De André».
Ma nel lavoro di Massimo Bubola sulla Grande Guerra c’è anche il desiderio di ricordare, di contribuire a non perdere la memoria di anni tragici della nostra storia. «Credo che ricordare, fare da promemoria sociale – ha detto ancora Bubola in un’intervista di Pietro Berra apparsa sul nostro quotidiano – sia la funzione civile della musica. L’Italia è un paese più votato all’oblio che al ricordo. Al di là delle iniziative singole, la percezione è che, tolte le zone di guerra o in cui c’è stata una trasmissione dovuta per lo più agli Alpini, il Paese non si è mai interessato collettivamente alla tragedia del 1915-1918. Eppure rappresenta un momento eccezionale di identità e scoperta».
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