Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 18 Dicembre 2017
La frana presenta il conto: «Danni per 35 milioni». E ancora rischi di colate
La stimaIl Comune di Bregaglia ha reso note le cifre dei costi sostenuti
Sono 99 gli edifici danneggiati o persi. A loro pensa l’assicurazione
La frana di Bondo presenta il conto. E che conto. I danni registrati a seguito delle colate che da 23 agosto scorso hanno seminato morte (otto le persone travolte e uccise ma mai ritrovate) e distruzione ammontano a circa 41 milioni di franchi, poco più di 35 milioni di euro.
Secondo una prima stima i danni alle infrastrutture comunali superano i 10 milioni, le misure di intervento immediato e i lavori di svuotamento del bacino di ritenzione alla fine costeranno altri 10 milioni di franchi. Riguardo invece al ripristino della vecchia e della nuova strada cantonale si sono spesi 4 milioni di franchi, mentre per mettere in sicurezza l’approvvigionamento della linea elettrica se ne sono andati altri 3 milioni. Il pattugliamento costante del territorio per scongiurare episodi di sciacallaggio ha comportato un lavoro per la polizia cantonale quantificato in 20mila franchi. I geologi impegnati per sopralluoghi e valutazioni sono invece costati 600mila franchi, la protezione civile, invece, 250mila franchi. Non monetizzabili, infine, i costi dell’impiego dell’esercito, che sono a carico della Confederazione.
La maggiore voce di spesa, pari a 13,7 milioni di franchi, riguarda invece i danni a immobili che saranno coperti dall’Assicurazione fabbricati dei Grigioni . In tutto sono stati danneggiati 99 edifici, di cui un terzo è andato praticamente distrutto o non è più abitabile o utilizzabile. Riguardo al pronto intervento e alla ripartizione dei costi tra gli enti, circa 16 milioni di franchi saranno in carico al Cantone e alla Confederazione, mentre il bilancio comunale dovrà garantire 7,9. L’assicurzione dei fabbricati - come detto - si assumerà tutti gli oneri delle case, pari a 13,7 milioni. Esulano dalla stima le prestazioni delle assicurazioni private nei confronti del Comune, delle aziende e dei privati.
La Catena della Solidarietà, il Patronato svizzero per i comuni di montagna e il Comune di Bregaglia hanno raccolto fino ad oggi donazioni per un totale di 11,75 milioni di franchi. «Per regolare e vigilare sull’impiego di questi fondi - si legge nel comunicato stampa -, gli enti di assistenza, il Cantone dei Grigioni e il Comune di Bregaglia costituiranno congiuntamente un’apposita commissione» di cui già sono stati forniti i nominativi.
Oltre alla stima dei danni c’è anche il resoconto di quanto è stato fatto: l’esercito e la protezione civile hanno prestato, nel periodo da agosto a dicembre, 4.400 giorni di servizio. Nei lavori di sgombero sono stati impiegati contemporaneamente fino a 30 macchinari.
Ma l’emergenza non sembra ancora finita. Nella nota ufficiale con la quale il Comune di Bregaglia (di cui Bondo è popolosa frazione) ha presentato la conta dei danni, si dice anche chiaro e tondo che «in Val Bondasca, sono da prevedere, nei prossimi anni, ulteriori colate detritiche».
Nel frattempo, non sono per nulla rassicuranti le previsioni annunciate dal Cantone dei Grigioni per la frana di Bondo. La commissione di esperti indipendenti reclutati per analizzare e valutare gli avvenimenti, ha infatti dato un responso negativo. Il quadro è stato illustrato dal consigliere di Stato Mario Cavigelli e da alcuni membri del gruppo di esperti durante una conferenza stampa che si è tenuta in Bregaglia venerdì scorso.
«La concatenazione di eventi che si è registrata a Bondo l’estate scorsa si verifica molto di rado a livello mondiale - ha affermato Jürg Schweizer, direttore dell’Istituto federale per lo studio della neve e delle valanghe di Davos. Di solito le valanghe di roccia di grandi dimensioni non si verificano così all’improvviso. Di norma le valanghe di roccia di grandi proporzioni sono precedute da crolli di roccia di dimensioni minori».
Nei prossimi anni il rischio di ulteriori valanghe di roccia e colate detritiche non sarà remoto. Anzi. «Sul Cengalo sarebbe in movimento oltre un milione di metri cubi di roccia - sottolinea Florian Amann, docente di geologia applicata e idrogeologia -. In base alle esperienze raccolte riguardo al Pizzo Cengalo, sono da mettere in conto ulteriori smottamenti fino a tre milioni di metri cubi di roccia».
«Attualmente, in Val Bondasca, si trova circa un milione e mezzo di metri cubi di roccia franata che in presenza di una quantità sufficiente di acqua potrebbe essere messo in moto e avanzare come una colata detritica fino a Bondo, spiega l’esperto Christian Tognacca. Nei prossimi anni sarebbero perciò da attendersi colate detritiche di dimensioni più o meno grandi in caso di forti precipitazioni o di nuove valanghe di roccia». Una notizia che non può fare dormire sonni tranquilli neppure al di qua del confine, visto che il rischio che la colata raggiunta Piuro e Villa non è remoto.
«Il Cantone dei Grigioni intende imparare dagli eventi di Bondo e mettere a disposizione anche di altre regioni alpine le conoscenze raccolte - ha sottolineato il consigliere di Stato Marco Cavigelli -. Un tale gruppo di esperti è stato istituito per la prima volta e si è dimostrato molto valido quale parte della gestione dell’evento. L’obiettivo consiste nel prepararsi ancora meglio a eventi futuri». Ed è quello che intende fare il Comune di Bregaglia, che sta elaborando un nuovo piano di protezione. «Fino alla sua attuazione - ha premesso il sindaco Anna Giacometti -, le dighe provvisoriamente innalzate nei pressi di Bondo, Spino e Promontogno verranno mantenute perché danno sicurezza ai villaggi e ai loro abitanti.
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