Cronaca / Lecco città
Domenica 03 Dicembre 2017
La Fiocchi munizioni cresce
malgrado gli Stati Uniti
Il fatturato è in aumento del 3 per cento nonostante il calo dovuto a Trump
Entro fine anno la cessione delle quote della capogruppo
La due diligence è terminata. Cosa vuol dire? Che tecnici e contabili del fondo Charme hanno controllato e ri-controllato i bilanci della holding Fiocchi e hanno trovato tutto in ordine. «Per noi - fa notare Stefano Fiocchi che è il presidente di Fiocchi munizioni - è una soddisfazione, significa che abbiamo fatto sempre le cose con attenzione e diligenza».
Chiuse le verifiche, la trattativa per la cessione della maggioranza della capogruppo Fiocchi al fondo della famiglia Montezemolo è entrata in dirittura finale. Mancano gli ultimi metri, o meglio gli ultimi giorni: «Entro fine anno - annuncia Stefano Fiocchi - dovrebbe esserci la firma sul contratto. Le trattative si sono allungate un po’ per consentire alla parte acquirente di avere maggiori elementi a disposizione sull’esercizio che si sta concludendo».
Come comunicato in occasione della festa di santa Barbara, cui è seguito il pranzo aziendale al Palataurus, per la Fiocchi munizioni l’anno non è andato come si prevedeva. Colpa di Trump, la cui elezione ha depresso il mercato Usa. C’è stato un rimbalzo al contrario: prima del voto i clienti americani avevano fatto incetta di munizioni e armi nella convinzione che il voto avrebbe premiato la Clinton (che si pensava mettesse una stretta sulle armi). Pronostico sbagliato e case degli americani riempite fino all’orlo di munizioni che ora devono essere consumate (sparate). E così gli acquisti sono crollati. Non è un modo di dire. «La nostra controllata Usa - spiega Stefano Fiocchi - ha subito un calo del 30% del fatturato, i nostri concorrenti hanno fatto peggio e hanno dovuto ricorrere al fermo parziale degli impianti». Va ricordato che il mercato Usa per la Fiocchi vale il 35-40% delle vendite. Ma malgrado il cigno nero, il bilancio della Fiocchi munizioni si chiuderà con un fatturato di 136 milioni, in crescita di quasi il 3% sull’anno scorso.
Marzio Maccacaro, direttore commerciale, spiega: «Le minori vendite negli Stati Uniti sono state compensate da commesse per il civile che abbiamo ottenuto in Europa. Dovremmo così riuscire a chiudere l’esercizio con il segno più davanti al valore del fatturato, anche se i margini si sono ridotti. In sintesi - sottolinea Maccacaro - possiamo dire che il 2017 è stato un anno di consolidamento lungo un percorso di crescita che dura da anni e che dovrebbe proseguire anche nei prossimi esercizi, soprattutto se il mercato americano riprenderà come tutti si attendono».
In Fiocchi munizioni lavorano 670 persone, fra queste ci sono 140 addetti il cui contratto a termine scade a fine anno. «Non abbiamo ancora deciso cosa fare - dice Maccacaro - dipenderà dagli ordini (e dalla loro composizione) che riusciremo a mettere in portafoglio».
Durante il pranzo che ha riunito i 670 dipendenti, Stefano Fiocchi ha ripetuto quanto spiegato in questi mesi, che cioè la cessione della maggioranza della holding non avrà conseguenze sull’operatività della “munizioni”. «Per i lavoratori - ha specificato il presidente dell’impresa - non cambierà niente, anche perché il diverso assetto azionario interessa la capogruppo e non la società operativa. Lo ripeto, è un’operazione che serve a dare una prospettiva di lungo periodo alla Fiocchi».
Oggi il capitale della holding è suddiviso tra 47 azionisti. «Sono partecipazioni - sottolinea il presidente della Fiocchi munizioni - polverizzate che vanno dallo 0,1% al 10% del capitale. Solo un socio supera tale quota. Si capisce quanto è farraginoso il meccanismo decisionale».
Stefano Fiocchi non lo dice, ma si può intuire che i componenti della famiglia possessori di quote che non partecipano alla gestione aziendale, considerino le loro azioni come un mero investimento finanziario: sono felici quando incassano il dividendo, un po’ meno quanto si tratta di procedere ad un aumento di capitale. Con tale frammentazione azionaria ogni investimento di un certo valore deve riuscire a mettere d’accordo 47 teste che possono avere interessi diversi tra loro. È un po’ come amministrare un condominio le cui assemblee hanno spesso toni burrascosi.
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