Lecco
Il messaggio arriva forte e chiaro da Lecco al Karakorum, ed è un messaggio che mette d’accordo tutti, dalla famiglia agli amici: «Lasciate Lorenzo dove è, nelle sue amate montagne».
La notizia diffusa l’altro ieri dal sito Montagna.tv riguardo al tentativo, da parte di Agostino Da Polenza, di trovare il corpo dell’alpinista lecchese scomparso sul K2 nel luglio del 1996 ha scosso profondamente le persone che erano vicine a Lorenzo. La famiglia ha appreso dai giornali e dai siti la notizia, non era stata avvisata del tentativo del capospedizione dell’epoca, ora ai piedi della montagna himalayana per spedizioni scientifiche.
La famiglia contraria al recupero
«Chi conosceva e chi amava Lorenzo sapeva benissimo quale fosse la sua volontà – spiegano dalla famiglia Mazzoleni -. Lui ci aveva sempre detto che se mai gli fosse successo qualcosa in montagna di lasciarlo dove era. Quindi per noi la discussione termina qui, Lorenzo rimane sul K2».
A 29 anni Lorenzo Mazzoleni faceva parte di quella spedizione dei Ragni di Lecco che voleva ripetere l’ascensione al K2 per celebrare il sessantesimo compleanno dei maglioni rossi. Conquistata la cima il 29 luglio, avvenne la tragedia durante la discesa a quota 8100 metri. Non fu possibile recuperare il corpo del ragazzo secondo i partecipanti alla spedizione dell’epoca, così si decise di lasciarlo dove era.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, 17 anni dopo, la notizia di Da Polenza che vuole tentare di trovare il corpo del ragazzo avendo notato in alcune foto recenti del K2 che il seracco in cui giaceva Mazzoleni è sceso e forse il corpo di Lorenzo ora è vicino al ghiacciaio e quindi più accessibile.
Nell’intervista a Montagna.tv Da Polenza dice: «Riportarlo a casa sarebbe impossibile. Vorremmo ritrovarlo per dargli una sepoltura più degna al Memorial Puchoz».
Ma la cosa incomprensibile è il motivo per cui alla famiglia Mazzoleni non sia stata comunicata questa novità: «È meglio occuparsi delle persone vive – dicono i familiari – i morti devono essere lasciati in pace, soprattutto considerate le volontà espresse da Lorenzo in vita».
L’amico campione
Anche Antonio Rossi, amico di Lorenzo e ora assessore regionale, è d’accordo con la famiglia dell’alpinista: «Conoscendo Lorenzo sono sicuro che vorrebbe essere lasciato sul K2, una montagna che adorava e che sognava di scalare. Se fosse mio figlio anche io vorrei che rimanesse dove è ora, amava troppo quel mondo. Lo si vede anche dalle sue foto in montagna, da come gli brillano gli occhi lassù».
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