Un lettore lamenta l'uso di parole oltraggiose da parte di alcuni politici. Opinione condivisibile, però l'estensore vi aggiunge una strisciante delegittimazione nei confronti del MoVimento 5 stelle. Tenuto conto che la comunicazione è per il 70% nei gesti, per il 20% nel tono e solo il 10% nelle parole, occorre prendere atto che le parole che offendono non sono solo quelle riconosciute come parolacce, ma quelle che suscitano sdegno nelle persone che le ascoltano o leggono. Sono parole oltraggiose anche "Costituzione Italiana" , "Democrazia", "Interesse del Paese", quando pronunciate da politicanti che le hanno da sempre mistificate.
Enzo Noseda
Le parole scortano i sentimenti. Dove c'è molta passione, ci sono parole grosse. Lo sono per via dell'emozione che le gonfia. Tolta l'emozione, rimane il significato autentico: è una regola di realismo da tenere sempre presente. Ma non è una regola che giustifica il turpiloquio.
Fare uso premeditato della volgarità non è un esercizio trascurabile: ne favorisce altri, ancora meno trascurabili. La forma è anche sostanza, e la grevità delle parole usate rivela la mediocrità delle persone che le usano. È vero che lo stile ipocritamente (perfino istituzionalmente) forbito nasconde talvolta rozzezze profonde, tuttavia non possiamo fare a meno di riconoscere che - almeno in parte - siamo come parliamo. Siamo quello che parliamo, per usare un'espressione sbagliata e insieme giusta. La dedizione a una causa, il perseguimento d'un ideale, la convinzione in una verità, la certezza d'essere titolati a una missione non esigono un linguaggio insolente. La storia racconta che chi ha seguito questa strada ha spesso (sempre?) sbagliato percorso.
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