Cara provincia
Domenica 04 Ottobre 2009
La crisi, il papa, l’economia e la sinistra
Non è facile riconquistare la fiducia di un elettorato tradito
Dopo la débacle elettorale dell’Spd in Germania, gli analisti politici si sono dilettati nello sviscerare il perché della crisi della sinistra in Europa in contrapposizione alle sue affermazioni nel resto del mondo. Non so se ne spieghi lo stato di salute europeo, ma secondo me, l’interpretazione che ne ha dato il Sole 24 Ore coglie nel segno rispetto la situazione della sinistra italiana. In sintesi si afferma che, anziché divenire occasione di recupero di consenso, la crisi economica ha approfondito la crisi di identità della sinistra riformista. La constatazione dell’insostenibilità di un modello di capitalismo fondato sull’eccesso di debito e di consumo e su una finanza slegata dall’economia reale, anziché sfociare in analisi e conseguente proposta di nuovo modello di sviluppo socio-economico, ha messo a nudo il vuoto di reali idee innovative. Molto più innovativa la proposta della Chiesa che ha accelerato nella direzione di uno sviluppo integrale e sostenibile. Su tutto si legga l’ultima enciclica del Papa “Caritas in veritate”. Insomma, persino il Vaticano, istituzione che storicamente non ha fatto della velocità nell’affrontare il cambiamento il suo punto di forza, si sta dimostrando ben più pronto di una sinistra litigiosa e senza idee.
Alberto Valsecchi
E’ probabile (non me intendo) che l’interpretazione della crisi economica sia risultata cattiva da parte della sinistra europea in genere, tedesca nello specifico, italiana nel particolare che c’interessa. Anche qui, un anno e mezzo fa, è successo qualcosa di simile a quanto accaduto all’Spd in Germania e potrebbe ripetersi se si riandasse alle urne oggi. La sinistra aveva scovato un modo (l’Ulivo prima e l’Unione poi) per temperare radicalismo e moderazione in chiave elettorale, non ne trovò d’analogo quando si trattò di governare. I radicali non capirono che nulla era più rivoluzionario del riformismo e i riformisti, anziché farglielo comprendere, ne secondarono le bizze. Gl’italiani, sprovvisti di tutto ma non della memoria, non scordarono: chiamati a ridare la fiducia a chi l’aveva tradita, gliela rifiutarono. Riconquistarla non sarà facile: ci vogliono fatti concreti e numerosi, non parole intermittenti e vaghe. Ci vuole presenza costante e umile accanto alla gente e ai suoi problemi. E ci vuole presenza anche in Parlamento: gli oltre venti deputati che hanno disertato l’aula della Camera nel giorno del voto sullo scudo fiscale rappresentano agli occhi dei cittadini l’invito alla diserzione da un altro voto: quello richiesto (il giorno verrà) per rieleggerli.
Max Lodi
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