Moderato, tranquillizzante. Peppino Ciresa ha sfiorato la vittoria al primo turno soprattutto con la spinta forte del centro e della sua lista civica, non a caso trainata da una figura amichevole come quella di Antonio Rossi. Ma dovrà vedersela con le speranze di recupero di Mauro Gattinoni, uomo vicino alle imprese, con solidi legami nel mondo cattolico, pure lui rassicurante per l’elettore medio.
Una gara giocata al centro, evidentemente. Non va bene la Lega, vanno male i Cinque Stelle, nonostante un candidato sindaco che ce l’ha messa tutta. Invece, piacciono oltre ogni previsione le liste civiche, che cannibalizzano il voto dei partiti storici. Il favorito per la successione di Virginio Brivio - non a caso - è stato un uomo della Democrazia Cristiana. L’espressione di una città che è terra di mediazioni, di conflitti mai portati allo scontro, di allergia per gli estremismi di qualsiasi colore. Una città di centrodestra? Vero fino a un certo punto, e non solo perché il Pd ha amministrato negli ultimi dieci anni ma anche perché quella di Lecco è soprattutto una storia di forte cattolicesimo sociale, di fabbriche dove il sindacato bianco è sempre stato radicatissimo, di parrocchie molto attente alla società.
Così, il voto di ballottaggio che deciderà tra l’ex presidente di Confcommercio e l’ex direttore di Api sarà adesso più squisitamente locale che non politico. Sempre che la politica abbia contato al primo turno, e non parrebbe più di tanto. Certo, c’era tanta gente in piazza per Salvini, ma non le folle oceaniche di altre città. E ce n’era molta meno per Giorgia Meloni, con Fratelli d’Italia che su questo ramo del Lario non ha mai fatto registrare prestazioni brillantissime ma che stavolta vede crescere di molto i propri consensi.
Gattinoni ha di fronte una missione difficile, ma l’insperato recupero dopo le cattive notizie dei primi exit poll ha riacceso gli entusiasmi della sua coalizione, che può ancora sperare di mantenere la città manzoniana nelle mani del centrosinistra. Al primo turno sono mancati i voti di Appello per Lecco perché Corrado Valsecchi ha puntato sulla corsa in solitaria. E, se è vero che non sempre uno più uno fa due in politica, il pallottoliere dice che se i voti di Gattinoni si fossero sommati a quel li dell’ex assessore di Brivio la corsa con il centrodestra sarebbe stata quasi un testa a testa. Tra i due anche ieri sono volate scintille, ma adesso Appello farà valere quei numeri sul tavolo delle trattative ed è davvero difficile immaginare che possano prendere la direzione del centrodestra. Per la storia personale di Valsecchi prima di tutto, dal Pci a Les Cultures.
Chiunque vincerà la partita si troverà una città un po’ sbiadita ma certo non allo sbando. Brivio è stato uno sgobbone, forte della buona conoscenza della macchina amministrativa e delle sue relazioni in Anci e della rete di uomini vicini al Pd nelle aziende partecipate. A Palazzo Bovara i conti sono stati messi in ordine, si sono chiuse partite in sospeso da decenni come quella dell’area ex Piccola, che sarà centrale nella Lecco degli Anni Venti. Piuttosto, nella stagione di Brivio e del centrosinistra sono mancati i colpi di teatro, e non solo perché quello storico è ancora - imperdonabilmente - chiuso. E’ mancata un’idea forte per una città che sta cambiando pelle ma non sa ancora come, è mancato un sindaco carismatico in un’epoca in cui la figura del leader è diventata centrale anche quando si parla di amministratori locali. Di certo, adesso ci aspettano due settimane inattese e intense. E affatto scontate.
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