La “Battaglia di poesie” per ridere e riflettere. Da Catullo a Dante

Ponte L’iniziativa pensata per avvicinare il pubblico. «Un genere aperto e democratico che va bene per tutti» Picceni: «Il festival è stato un successo, eventi sold out»

La poesia non è difficile e respingente come spesso si pensa o come viene etichettata. Con la poesia si può ridere, anche. Con la poesia si può fare comunità. Si può giocare e scherzare, si può essere seri e indurre a riflessioni profonde. La “Battaglia di poesie”, evento clou del festival “Un Ponte di storie”, promosso da mercoledì scorso a ieri a Ponte in Valtellina, ha mostrato come una serata con le parole e i versi non sia noiosa o per pochi.

Veicolo di emozioni

Che la poesia può essere davvero un veicolo di emozioni e pensieri che cattura grandi e piccini, chi ne è avvezzo e chi no. D’altro canto il festival letterario voleva proprio questo: avvicinare la lettura a 360 gradi al pubblico.

Obiettivo, dunque, riuscito di una manifestazione che, per cinque giorni, ha catalizzato l’attenzione di centinaia e centinaia di studenti, ma anche delle loro famiglie, di formatori, bibliotecari, insegnanti, appassionati di libri, lettura, scrittura e arte. Originale la serata di sabato, al teatro Vittoria, con la conferenza spettacolo “Battaglia di poesie” tenuta, in modo scanzonato, da Roberta Balestrucci Fancellu, Simone Saccucci e Silvia Vecchini. Il palco si è trasformato in un ring su cui sono state lette – meglio sarebbe dire interpretate – poesie classiche e poesie contemporanee di autori come Juan Ramon Jimenez, Shakespeare, Saffo, Pablo Neruda, Leonora Della Genga, Nazim Hikmet, Catullo e Dante. Il pubblico, dal canto suo, doveva contribuire con il proprio giudizio applaudendo per sancire il componimento preferito. Niente applausometro però, perché il senso della serata – accompagnata dalla scuola di danza “Balletto di Tirano” - era quello di far capire che la poesia è fatta di parole che vanno a cercare qualcosa nella nostra vita che ci appartiene, come ha detto Balestrucci. Per Vicchini la poesia è stata tenuta un po’ lontana dalla gente, invece è un genere aperto e democratico, che funziona come un incantesimo; più pratico Saccucci: «Nessun commento. Dico solo: leggetela».

Corti piene

Ieri l’ultima giornata della rassegna culturale che ha riempito vicoli e corti del borgo – finalmente con il sole – di bambini, ragazzi e adulti impegnati in laboratori, incontri, visita di mostre. «La partecipazione a questa edizione è stata molto forte – commenta la direttrice artistica del festival, Oriana Picceni -. Tutti i laboratori pieni e alcuni sold out quasi subito dopo l’apertura delle iscrizioni. Tante persone per il paese e a vedere le mostre nel week end e non solo. Un’ottima edizione e già sono venute idee per la prossima per approfondire alcuni temi o per migliorare altri aspetti». Apprezzata anche la novità dell’edizione 2022, quella del racconto orale. «Il tempo non ci ha assistito in questo caso, ma Gabriele Pino, Roberta Balestrucci e Simone Saccucci sono professionisti che sono stati in grado di variare il programma mantenendo alta l’attenzione del pubblico – conclude Picceni -. Il racconto che sarebbe dovuto essere itinerante per il paese è stato ristretto a livello spaziale, ma ha affascinato e prodotto scambi di storie personali, famigliari, anche forti, con spontaneità e profondità».

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